Rinnovabili

Dagli scarti vegetali, una plastica biodegradabile per davvero

plastica biodegradabile
Foto di Amit Lahav su Unsplash

Con amilosio e cellulosa si ottiene una plastica biodegradabile in soli due mesi

Una nuova plastica biodegradabile ricavata da amido d’orzo mescolato con fibre provenienti dagli scarti della barbabietola da zucchero è stata creata all’Università di Copenaghen. Questo materiale resistente si trasforma in compost se finisce in natura, offrendo una soluzione innovativa per ridurre l’inquinamento da plastica e l’impronta climatica della produzione di polimeri.

I ricercatori del Dipartimento di scienze vegetali e ambientali dell’ateneo danese ne parlano con entusiasmo. La definiscono “una bioplastica più resistente e idrorepellente rispetto alle attuali”. Allo stesso tempo, può decomporsi completamente in natura in soli due mesi. Il materiale, sostengono, potrebbe essere utilizzato per realizzare imballaggi alimentari, riducendo il problema dei rifiuti plastici.

Ormai il dato è arcinoto: solo il 9% della plastica viene riciclato a livello globale. Le bioplastiche esistenti, sebbene costituite da materiali bioderivati, sono degradabili solo in condizioni particolari e possono inquinare per lungo tempo l’ambiente. La plastica biodegradabile danese è un biocomposito fatto da amilosio e cellulosa, comuni nel regno vegetale. L’amilosio viene estratto da colture come mais, patate, grano e orzo. La cellulosa, invece, proviene dagli scarti dell’industria dello zucchero.

Sciogliendo e mescolando le materie prime in acqua o riscaldandole sotto pressione, i ricercatori hanno ottenuto la nuova bioplastica. L’hanno prodotta sotto forma di pellet che possono poi essere lavorati in varie forme. Finora sono stati prodotti solo prototipi in laboratorio, ma il team è convinto che avviare la produzione su larga scala sarebbe relativamente facile.

A partire dalla sperimentazione è in corso una domanda di brevetto per il nuovo materiale. Nonostante gli sforzi per il riciclo della plastica, infatti, a Copenhagen credono che sia più efficace sviluppare nuovi materiali che non inquinino il pianeta. Il team sta già collaborando con aziende di imballaggio danesi per sviluppare prototipi di imballaggi alimentari e per altri usi, come i rivestimenti interni delle auto. La previsione è che, entro cinque anni, il nuovo materiale biodegradabile potrebbe diventare una realtà.

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