Un ricercatore italiano che lavora in Svezia ha trovato la chiave per produrre pannolini biodegradabili sostituendo le parti in plastica
I pannolini biodegradabili utilizzano proteine come la zeina, ottenuta dal mais e il glutine del grano
(Rinnovabili.it) – Al meeting primaverile dell’American Chemical Society, sono stati presentati ieri diversi progetti interessanti. Ma ce n’è uno particolarmente notevole, che vede coinvolto Antonio Capezza, ricercatore del KTH Royal Institute of Technology di Svezia. Riguarda il lavoro fatto per produrre pannolini biodegradabili e provare a rispondere a un problema ambientale di prima grandezza.
Di solito infatti i pannolini sono articoli monouso, così come gli assorbenti. I ricercatori però sono riusciti a sostituire le plastiche che li compongono con materiali sostenibili e biodegradabili a base di proteine derivate da scarti agricoli. Introducendo questi materiali assorbenti, il team vuole fornire un’alternativa sostenibile anche per chi preferisce prodotti monouso rispetto a quelli lavabili.
Il progetto è nato da una scoperta accidentale durante una dimostrazione in laboratorio. I pannolini biodegradabili utilizzano proteine come la zeina, ottenuta dal mais e il glutine del grano. Insieme ad esse, si adottano altre molecole naturali per creare componenti assorbenti. I materiali vengono miscelati e processati utilizzando tecniche che l’industria della plastica già impiega per dare vita a pellicole e materiali a strati assorbenti.
I prototipi hanno dimostrato una biodegradabilità promettente. I prossimi tentativi hanno l’obiettivo di ottenere prodotti da smaltire nel WC o compostabili. In questo secondo caso, sarebbe perfino possibile utilizzarli come fertilizzante per nuove colture. Come ha spiegato il ricercatore italiano, “essendo a base di proteine, non c’è alcun rischio che questi prodotti inquinino il terreno con microplastiche o altre sostanze chimiche indesiderate quando si decompongono”.
Sebbene i prodotti a base di proteine possano costare leggermente di più rispetto a quelli tradizionali (dal 10 al 20%), secondo i ricercatori offrono prestazioni simili con maggiori benefici ambientali. L’intenzione è ora esplorare la lignocellulosa derivata dai sottoprodotti vegetali per migliorare l’assorbimento e la resistenza meccanica. Studi pilota sono in corso anche per valutare la scalabilità: insomma, ci vuole tempo prima che questi prodotti possano entrare sul mercato.