Se ne parla molto, ma non sempre è chiaro cosa si intende per riutilizzo. Ecco come riusare gli oggetti può salvare l'ambiente e la società
Comprendere cosa si intende per riutilizzo può dare la spinta all’economia circolare
(Rinnovabili.it) – L’Italia lo combatte, l’Europa lo mette in cima alla lista delle priorità della sua strategia per l’economia circolare. Molti però si chiedono: cosa si intende per riutilizzo? Quali strategie, piani, schemi e proposte ruotano intorno a quello che è un vero e proprio ripensamento dei sistemi logistici ed economici?
Sì, perché un conto è farne una priorità sulla carta, tutto un altro è mettere in pratica una strategia coerente. Oggi l’economia lineare cerca di “darsi un tono” di circolarità, potenziando il riciclo dei materiali. Ma non è nemmeno lontanamente sufficiente: se prendiamo ad esempio soltanto la plastica, le stime di crescita della produzione superano di gran lunga quelle di aumento del riciclo. Ciò significa che sul medio termine l’inquinamento aumenterà invece di diminuire.
I modelli di riuso
Il riutilizzo diventa quindi una strada quasi obbligata da percorrere. Ne esistono due modelli, secondo un documento delle Nazioni Unite.
- 1. Il passaggio da prodotti monouso ad articoli riutilizzabili. Pensate a borse, bottiglie e prodotti per la cura della persona che si possono riempire al distributore una volta finiti.
- 2. Nuovi modelli di fornitura. Ne sono un esempio i servizi di abbonamento e gli schemi di vuoto a rendere. In questi casi, la proprietà del contenitore resta alle aziende, che li ritirano e preparano per una seconda spedizione. Con un po’ di lavoro, potrebbe funzionare anche per le relazioni business-to-business: alcuni esempi sono i pallet, le posate o i contenitori per le ricariche dati in affitto e ritirati per il lavaggio.
Le stime ONU dicono che i programmi di riutilizzo hanno il potenziale di ridurre il consumo di plastica da prodotti a vita breve del 30% entro il 2040. Il riutilizzo presenta anche la più alta opportunità di mitigazione delle emissioni di gas serra rispetto a qualsiasi altra politica. C’è anche un aspetto sociale negli schemi di riutilizzo: aumentano la fidelizzazione dei clienti. Non ultime poi le ricadute economiche: il riuso crea posti di lavoro lungo tutta la catena del valore, inclusi la logistica e il trasporto, il lavaggio, il design, la tracciabilità digitale e la gestione.
Non dobbiamo iniziare da zero
Le soluzioni sono già oggi tecnologicamente e commercialmente disponibili e molte offrono risparmi sui costi. Tuttavia, il passaggio a un’economia che prevede schemi di riutilizzo su scala industriale per un gran numero di applicazioni richiederà investimenti reali e cambiamenti nel comportamento dei consumatori. Attualmente mancano incentivi politici ed economici per modificare le filiere.
Le politiche per passare ai sistemi di riuso
Le politiche di riutilizzo degli imballaggi stanno diventando sempre più comuni. Ad esempio, la Francia ha fissato obiettivi del 5% entro il 2023 e 10% entro il 2027. La Germania ha introdotto l’obbligo per i ristoranti e gli esercizi da asporto più grandi. Queste realtà dovranno offrire tazze e contenitori per alimenti riutilizzabili. La Direttiva quadro europea sui rifiuti ha posto il riutilizzo al secondo posto tra le priorità. Il testo prevede tra l’altro l’obbligo di integrare nella progettazione dei nuovi veicoli considerazioni relative allo smantellamento, al riuso e al riciclo dei componenti.
In generale, incentivi statali possono contribuire a rimuovere le barriere economiche attuali. Esempi sono le sovvenzioni per imballaggi riutilizzabili e le tasse sugli imballaggi. Le politiche possono anche sostenere il riutilizzo attraverso l’adozione di design standard e di sistemi modulari per contenitori e dispositivi di ricarica. Per la crescita del settore potrebbero essere necessari ulteriori processi di regolamentazione, in particolare per quanto riguarda norme sulla salute e la sicurezza.
A cosa stare attenti
Il numero di cicli di riutilizzo nella vita di una confezione è un fattore chiave dell’impatto ambientale e della redditività economica. Lo stesso vale per la scelta del materiale. Per ciascun materiale e imballaggio, ci sarà un numero di cicli di riuso minimo per raggiungere il punto di pareggio. Gli standard PR3 per il riutilizzo, sviluppati dall’omonima alleanza globale di esperti e professionisti, richiedono che i contenitori siano progettati per sostenere almeno 10 cicli ed essere riciclati alla fine della loro vita utile.
Altro tema è valutare ex ante le possibili conseguenze indesiderate, come un elevato consumo di acqua o di energia, emissioni o utilizzo di materie prime. Diventa quindi fondamentale operare analisi oneste del ciclo di vita dei prodotti.