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Il compostaggio può mitigare il cambiamento climatico

Investire in attività di compostaggio ha effetti benefici sul clima, riducendo le emissioni di metano fino all’84% rispetto alla discarica

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Uno studio sul compostaggio in California mostra i benefici e le potenzialità della pratica

(Rinnovabili.it) – Investire sul compostaggio fa bene alla terra e anche al clima. Le emissioni di metano dei rifiuti alimentari compostati, infatti, sono dal 38 all’84% più basse rispetto a quelle liberate da una loro gestione in discarica.

Lo hanno scoperto i ricercatori dell’Università della California Berkeley e della Humboldt State University, tramite uno studio che ha indagato il compostaggio dei rifiuti alimentari su scala commerciale. 

Nella ricerca pubblicata su Nature gli autori hanno affermato che “il compostaggio dei rifiuti alimentari rappresenta una potenziale opportunità per la riduzione delle emissioni”. Tuttavia, “mancano dati sulle emissioni su scala commerciale e sui driver biogeochimici associati”. 

L’esperimento è stato svolto osservando una andana (cioè un cumulo longitudinale utilizzato in agricoltura) di 15 metri di lunghezza, 4 di larghezza e 2 di altezza. L’analisi, durata 80 giorni, ha riguardato un compost che per il 34,3% integrava rifiuti alimentari raccolti dai mercati agricoli e dai rifiuti organici dei ristoranti. Sfalci e potature sono stati aggiunti come “agenti di carica”.

Durante i primi 3 giorni di compostaggio, le emissioni di metano sono rimaste molto basse, mentre quelle di CO2 hanno raggiunto il picco. Dal quinto giorno, quando la temperatura nel cumulo ha superato i 60 gradi, le emissioni di metano sono aumentate fino al giorno 70. Quando è intervenuta la fase di maturazione del compost, quindi, sono crollate bruscamente. “I nostri risultati suggeriscono che il compostaggio dei rifiuti alimentari può aiutare a mitigare le emissioni”, concludono i ricercatori. 

Con un terzo del cibo che a livello globale oggi finisce sprecato, il compostaggio è una risorsa da sviluppare al massimo. Non solo per fertilizzare i terreni minimizzando il ricorso ai nutrienti chimici, ma anche per ridurre le emissioni del food waste. Oggi queste ultime occupano una quota pari all’8% dei gas serra emessi a livello globale, secondo l’IPCC. Una cifra che, se attribuita a un paese, rappresenterebbe il terzo emettitore del pianeta.