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Come sostituire gli imballaggi in plastica? Rafforzando il riuso

Svelato dall’Università di Portsmouth un piano dettagliato su come sostituire gli imballaggi in plastica e uscire dall’era dell’usa e getta

Come sostituire gli imballaggi in plastica
Via depositphotos.com

320 studi e 55 interviste per capire come sostituire gli imballaggi in plastica

(Rinnovabili.it) – Finalmente qualcuno ha un piano globale per rispondere alla domanda cruciale: come sostituire gli imballaggi in plastica? Un interrogativo che affligge da tempo attivisti e istituzioni, alle prese con un’industria che ormai produce scarti a un ritmo vertiginoso. Scarti che inquinano, che persistono nell’ambiente e che minacciano la salute di umanità ed ecosistemi.

Grazie alla ricerca pubblicata oggi dal Global Plastics Policy Center dell’Università di Portsmouth, una prima risposta oggi c’è. Lo studio è stato commissionato dal movimento Break Free From Plastic e si basa su 320 articoli e paper, oltre a 55 interviste con esperti di riuso di tutto il mondo. Ne emerge una definizione universale dei sistemi di riutilizzo e una valutazione su come sostituire gli imballaggi in plastica in tutti i paesi.

Il rapporto arriva durante il secondo giorno di negoziati ONU per un trattato globale sulla plastica, in corso a Parigi. Gli imballaggi sono una delle più importanti fonti di inquinamento da plastica, dato che solo in UE sono responsabili del 40% di tutta la plastica. Non solo, ma questo genere di rifiuti dovrebbe aumentare del 46% entro il 2030. Attraverso sistemi di riuso ben progettati, si potrebbe invece ridurre l’inquinamento da plastica del 30% entro il 2040.

Vero, serve un approccio graduale. Ma secondo il paper presentato oggi, molti sistemi di riutilizzo sono già sviluppati, collaudati e scalabili. Occorre potenziare il vuoto a rendere, sistema in cui l’imballaggio è dato in prestito ai consumatori e restituito più volte. Fino al raggiungimento di un “punto di pareggio” di sostenibilità. Non dobbiamo inventare niente, da questo punto di vista: basta riprendere delle care vecchie abitudini e scalarle prepotentemente.

Il trattato globale sulla plastica, inoltre, dovrebbe darsi degli obiettivi di riuso vincolanti. Non basta: gli imballaggi di nuova generazione dovrebbero essere per lo più standardizzati, impilabili ed etichettati elettronicamente. “Il percorso verso l’adozione di massa dei sistemi di riutilizzo dovrebbe svolgersi in quattro fasi – affermano gli autori – a partire da grandi luoghi come arene sportive e festival musicali, che hanno un potenziale rivoluzionario per costruire l’accettazione da parte del pubblico”.

Un sistema di cassonetti intelligenti dovrebbe supportare il corretto avvio al riuso degli imballaggi. Di qui, i contenitori verrebbero raccolti, puliti e raggruppati in centri appositi prima di essere riconsegnati a fabbriche e rivenditori. Nelle città le infrastrutture sono più adattabili, e il processo potrebbe andare più spedito. Mentre scuole, ospedali ed eventi possono adattarsi più rapidamente, per i fast food sarà difficile capire come sostituire gli imballaggi in plastica usa e getta. Per settori come questi, gli imballaggi noleggiabili potrebbero aiutare: il cliente paga un sovrapprezzo, che gli viene restituito se restituisce il packaging al venditore.