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Come cambia la direttiva sul trattamento delle acque reflue

Via libera preliminare dopo i negoziati tra Parlamento UE e Consiglio sulla revisione della direttiva sul trattamento delle acque reflue

trattamento delle acque reflue
Foto di John Cameron su Unsplash

Il trattamento delle acque reflue sarà potenziato per poterle riutilizzare in caso di siccità

(Rinnovabili.it) – Semaforo verde dai negoziati tra Parlamento UE e Consiglio sugli standard di trattamento delle acque reflue. Ieri è stato raggiunto un accordo chiave sulla revisione della direttiva, con cui vengono stabiliti obiettivi più alti e si introducono nuove misure.

La stretta di mano estende a tutti gli agglomerati con almeno 1000 abitanti equivalenti l’obbligo di sottoporre entro il 2035 le acque reflue urbane a trattamento secondario (cioè rimozione della materia organica biodegradabile) prima di scaricarle nell’ambiente. Gli stati membri dovranno garantire l’attuazione del trattamento terziario (cioè la rimozione di azoto e fosforo) e del trattamento quaternario (ovvero la rimozione di un ampio spettro di microinquinanti) rispettivamente entro il 2039 e il 2045 negli impianti più grandi e con una popolazione di 150 mila persone o più. Obiettivi intermedi sono fissati nel 2033 e nel 2036 per il trattamento terziario e nel 2033 e nel 2039 per il quaternario.

I paesi dovranno poi promuovere il riutilizzo delle acque reflue trattate, in particolare nelle aree con scarsità d’acqua. L’accordo comprende anche il potenziamento del monitoraggio di parametri di salute pubblica, tra cui virus come il SARS-CoV-2, inquinanti chimici come i PFAS e microplastiche, e la resistenza antimicrobica nelle acque reflue urbane.

“Il settore del trattamento delle acque reflue urbane è riconosciuto come cruciale per ridurre le emissioni di gas serra, contribuendo all’obiettivo di neutralità climatica dell’UE”, spiega una nota del Parlamento Europeo. “L’accordo introduce un obiettivo di neutralità energetica, obbligando gli impianti di trattamento delle acque reflue ad aumentare progressivamente la quota di energia rinnovabile utilizzata ogni anno, puntando al 20% entro il 2030, al 40% entro il 2035, al 70% entro il 2040 e al 100% entro il 2045”.

Seguendo il principio del “chi inquina paga”, i negoziatori hanno anche concordato di introdurre la responsabilità estesa del produttore (EPR) per i prodotti medicinali e cosmetici, coprendo i costi del trattamento quaternario per rimuovere i microinquinanti dalle acque reflue urbane. Si prevede che almeno l’80% dei costi sarà coperto dai produttori, il resto dallo stato.