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Le miniere che fanno bene all’ambiente? Quelle del riciclo

Le miniere che fanno bene all’ambiente? Quelle del riciclo

 

(Rinnovabili.it) – Esistono miniere di materiali preziosi il cui sfruttamento non danneggia l’ambiente. Al contrario, aiuta a preservarlo, creando nel contempo ricchezza per il territorio stesso. Sono le urban mining, termine anglosassone con cui oggi si etichetta il piccolo tesoro di terre rare e materiali preziosi contenuti dei rifiuti tecnologici. A portare alla luce questi tesori sommersi è il viaggio intrapreso da Cobat nel corso di Panorama d’Italia il tour organizzato dal settimanale Panorama per scoprire le eccellenze della Penisola. E dopo aver lasciato la Campania, il Consorzio approda in Sardegna per raccontare come queste miniere del riciclo stiano cambiando il volto della regione.

 

Qui, infatti, solo nel 2015 in sono state recuperate quattromila tonnellate di rifiuti tecnologici: vecchi smartphone, tablet, elettrodomestici, batterie e anche pannelli solari che sono stati trasformati in nuove materie prime da reimmettere nel ciclo produttivo. Si tratta di un sistema virtuoso a chilometro zero, grazie alle aziende sarde di Cobat che operano sul territorio, che permette all’isola di portare alla luce una nuova grande miniera che non danneggia il prezioso ecosistema e, al contempo, genera ricchezza e posti di lavoro.

 

Non è difficile comprendere perché il riciclo dei RAEE sia così prezioso sul fronte economico: 17 elementi chimici che vanno oggi sotto l’etichetta di Terre Rare sono fondamentali per la moderna tecnologia ma di difficile reperimento; il 95% dei giacimenti a livello mondiale si trova in Cina che, per favorire i propri settori manifatturieri e nel contempo mantenere alti i livelli di prezzi, ha ridotto drasticamente le esportazioni. La scarsa disponibilità di queste preziose materie prime e la dipendenza dalla Repubblica Popolare hanno spinto molti Paesi ha escogitare vie alternative per il rifornimento. Una di queste è il riciclo.

 

“Da una batteria per auto di 14 kg – spiega Luigi De Rocchi, responsabile Studi e Ricerche di Cobat – siamo in grado di estrarre 8 kg di piombo che viene reimmesso nel mercato, con benefici per l’ambiente e per il sistema economico, che così non deve importare o estrarre nuove materie prime. E magari si tratta di quello stesso piombo estratto tempo addietro dalle stesse miniere del Sulcis”.

 

 

 

 

I Punti Cobat della Sardegna – aziende autorizzate alla raccolta e allo stoccaggio di rifiuti tecnologici come Invesa di Domusnovas e Gisca Ecologica di Sassari – hanno dimostrato esattamente questo: è possibile trasformare rifiuti pericolosi che possono inquinare l’ambiente in una nuovo giacimento di materie prime.

 

“I risultati ottenuti in Sardegna – continua De Rocchi – si devono principalmente alla straordinaria attenzione all’ambiente dei cittadini e delle imprese dell’isola. Lo testimonia anche il premio che abbiamo assegnato con la campagna Cobat e il mare, alla marina di Villasimius, risultato il porto italiano più virtuoso nella gestione dei rifiuti e nell’attenzione all’ecosostenibilità e all’uso di fonti rinnovabili. Si tratta di una delle poche strutture al mondo a essere collocate all’interno di un’area marina protetta, che ha saputo coniugare sviluppo turistico e rispetto dell’ambiente.”

 

Durante la tappa cagliaritana di Panorama d’Italia, De Rocchi interverrà al dibattito “I grandi incontri di Focus: Ambiente, Clima ed Energia Ecosostenibile”, che si terrà giovedì 29 settembre alle 18 presso l’Auditorium Comunale, piazza Dettori 8, Cagliari. Antonio Fais, responsabile del Punto Cobat Invesa, interverrà al dibattito “Cagliari, eccellenze si diventa”, che si terrà venerdì 30 settembre alle ore 10 presso il MEM-Mediateca del Mediterraneo, via Goffredo Mameli 164, Cagliari.

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