(Rinnovabili.it) – Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, il 10% dell’inquinamento marino da plastica è costituto da reti da pesca abbandonate. I nostri mari e oceani fanno da discarica a ben 640.000 tonnellate di tramagli che stanno provocando una crescente forma di desertificazione degli ecosistemi marini. E prima di vederli decomporsi si devono attendere circa 400 anni.
Uno scempio a cui David M. Stover, Ben R. Kneppers e Kevin J. Ahearn erano stanchi di assistere. Per questo hanno creato Bureo, società che realizza skateboard e occhiali da sole riciclando le reti da pesca vecchie o abbandonate.
“Abbiamo pensato di combinare le nostre specialità: design ingegneristico, spinta verso lo sviluppo sostenibile e finanze, per fare qualcosa di buono”, raccontano i tre.
Il lavoro dell’azienda inizia a Caleta Tumbes, piccolo paese di pescatori in Cile che oramai da due anni collabora attivamente al programma Net Positive dei tre statunitensi. Oggi infatti sui pontili si possono scorgere appositi contenitori per la raccolta differenziata dei tramagli (le reti vengono cambiate da 15 a 20 volte l’anno).
“Per loro rappresenta una soluzione – spiega Ramon Bello Maldonado, presidente del sindacato dei pescatori di Caleta Tumbes – perché non devono più accumulare le reti nelle proprie case o bruciarle, misura che comporta rischi per la salute”.
Quando nei contenitori della cittadina viene conferito un numero sufficiente di reti, quest’ultime vengono portate a Santiago, a circa 500 km di distanza, dove avviene il vero e proprio processo di riciclaggio. Dopo essere state lavate, le reti sono schiacciate e fuse per formare una pasta che costituisce la materia prima seconda con cui vengono prodotte le lenti e gli skate.
In due anni di attività, l’azienda ha riciclato 50 tonnellate di reti da pesca, venduto più di 4.000 skateboard (destinati al mercato statunitense) e 2.000 occhiali da sole (per lo più in Italia), e generato un fatturato di oltre 500.000 dollari. A dimostrazione che l’upcycling paga.