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Chelanti e bicarbonato per il recupero delle terre rare senza inquinamento

recupero delle terre rare
Foto di Mika Baumeister su Unsplash

Niente cherosene o benzene per un recupero delle terre rare ecologico ed economico

La sfida per il recupero delle terre rare si arricchisce di una nuova scoperta. Un team di ricercatori dell’Università della California ha sviluppato una tecnica per purificare alcuni elementi come disprosio e neodimio a temperatura ambiente. Il metodo non prevede l’uso di composti tossici. Inoltre, migliora significativamente l’efficienza rispetto ai metodi tradizionali come l’estrazione liquido-liquido. Questo processo, che di norma utilizza solventi organici come benzene o cherosene e chelanti per separare le terre rare, è infatti inefficiente e genera grandi quantità di rifiuti chimici.

Gli elementi delle terre rare come il disprosio e il neodimio sono cruciali per molte tecnologie moderne. Per questo diventa cruciale poterle recuperare in modo sostenibile. Le loro proprietà chimiche simili rendono difficili i processi. Anche per questo vengono definiti “minerali critici“: nonostante non siano particolarmente rari, infatti, sono difficili da isolare dai depositi naturali.

Buone prospettive per ridurre i costi del riciclo di terre rare

La nuova tecnica utilizza un chelante chiamato G-macropa per legare selettivamente gli atomi di neodimio più grandi, separandoli dal disprosio attraverso un processo che prevede l’uso di bicarbonato di sodio per precipitare il disprosio come sale carbonato. Questo metodo permette di concentrare il disprosio di oltre 800 volte in un solo ciclo. Normalmente, i processi di estrazione liquido-liquido raggiungono un arricchimento di meno del 10% ogni ciclo di estrazione. La trovata dell’Università californiana riduce anche l’impatto ambientale grazie all’eliminazione dei solventi organici.

Il team sta lavorando per adattare questa tecnica al recupero di terre rare diverse e ottimizzare i chelanti per ridurre i costi di produzione. I ricercatori si sono concentrati sulla separazione del neodimio dal disprosio perché i due elementi sono abbondanti nei rifiuti elettronici. In particolare, nei magneti al neodimio. Questo progresso ha buone possibilità di rendere il riciclo dei rifiuti elettronici economicamente più sostenibile. Il risultato sarebbe una minore dipendenza dagli impianti di estrazione tradizionali, spesso situati in paesi con normative ambientali meno rigorose.

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