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Il sistema dei certificati di riciclo funziona o gonfia le performance?

Quando i certificati di riciclo si possono scambiare sul mercato, si rischiano irregolarità dovute alla carenza di controlli ispettivi

certificati di riciclo
via depositphotos.com

L’indagine del Central Pollution Control Board indiano ha scoperto 600 mila certificati di riciclo falsi emessi da sole 4 aziende

Un’importante impalcatura di tracciabilità basata sui certificati di riciclo rischia di scontrarsi con obiettivi troppo ambiziosi per la capacità delle aziende di portarli a termine. Lo dimostra l’esito di un’indagine del Central Pollution Control Board indiano (CPCB), che ha scoperto oltre 600 mila certificati di inquinamento falsi tramite audit effettuati presso quattro aziende di riciclo della plastica in Gujarat, Maharashtra e Karnataka.

I certificati di responsabilità estesa del produttore sono fondamentali per le aziende che utilizzano imballaggi in plastica. Permettono loro di garantire che una certa percentuale della plastica che utilizzano venga raccolta e riciclata. Quando non sono in grado di gestire il riciclo, infatti, possono acquistare certificati sul mercato per adempiere agli obblighi. In sostanza, pagano una quota che copre i costi di qualche impianto di riciclo per una certa quantità di materia riciclata, corrispondente ai propri obiettivi aziendali. Nel 2022-23, le aziende indiane aderenti al programma dovevano riciclare il 70% degli imballaggi utilizzati nei due anni precedenti, e per il 2023-24, l’obiettivo è salito al 100%.

Le autorità però ritengono che il numero di certificati rilasciati sia molto più alto della plastica effettivament trattata, perciò i conti non tornano. I certificati falsi sarebbero molti più di quelli effettivamente scoperti dal CPCB. Questo perché solo quattro delle 2.348 aziende di riciclo registrate presso il CPCB sono state controllate fisicamente. 

Le quattro aziende coinvolte negli audit dell’authority governativa sono state accusate di generare più certificati EPR rispetto alla loro capacità di riciclo. La frode è stata scoperta tramite controlli fisici del CPCB, che hanno rivelato l’incapacità di queste aziende di dimostrare le vendite di plastica riciclata. A seguito dei controlli, una delle aziende è stata chiusa e un’ombra si allunga sul sistema della certificazione EPR basata sul mercato. I controlli fisici sono rari e le verifiche spesso avvengono online senza ispezioni adeguate. Questo permette di violare le regole e tentare di dimostrare aderenza ad obiettivi che non rispondono alla capacità reale di gestione.

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