La carta è un prodotto naturale, biodegradabile, compostabile, riciclabile e rinnovabile. Può essere reimmessa nel processo produttivo fino a sette volte, ma attenzione a fare bene la raccolta differenziata
di Isabella Ceccarini
(Rinnovabili.it) – La carta è come i gatti, ha sette vite. Ma se nel caso dei gatti è un modo di dire, nel caso della carta è una realtà perché può essere reimmessa nel processo produttivo fino a sette volte. Sbaglia chi pensa che produrre la carta equivalga a distruggere le foreste: la maggior parte del legno impiegato nella produzione della carta proviene da foreste gestite in modo sostenibile. In Europa quando si taglia un albero se ne piantano tre. La carta, essendo un materiale naturale, non produce emissioni di CO2, al contrario contribuisce a contenerle. Bisogna sfatare anche il mito del ciclo produttivo inquinante: di norma, il 90% dell’acqua impiegata è riciclata.
Quello che invece è importante è fare bene la raccolta differenziata affinché la carta possa essere riutilizzata ed entrare a pieno titolo nell’economia circolare: il grande risparmio di materia prima viene da lì. Il macero è la nostra “foresta urbana”, come l’ha definita Amelio Cecchini, presidente di Comieco, il Consorzio nazionale che garantisce il recupero e il riciclo degli imballaggi a base cellulosica provenienti dalla raccolta differenziata comunale.
La filiera della carta vale 25 miliardi di fatturato, ovvero l’1,5% del Pil; in più è un prodotto naturale, biodegradabile, compostabile, riciclabile e rinnovabile. Il tasso di circolarità della carta è del 57%, quello degli imballaggi raggiunge l’81%. A tale proposito, è interessante sapere che abbiamo superato la direttiva UE che indica il 75% come obiettivo da raggiungere entro il 2025; l’obiettivo al 2030 è dell’85%, quindi per l’Italia il passo è breve.
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La carta riciclata rientra nel ciclo produttivo come materia prima seconda. Insomma, la carta sembra fatta apposta per inserirsi tra gli obiettivi sostenibili del PNRR (il Piano nazionale di ripresa e resilienza) per l’utilizzo delle risorse del Recovery Fund. Per questo le associazioni Federazione Carta e Grafica, Comieco e Unirima si sono unite per presentare insieme le proposte della filiera della carta per il Recovery Fund. La prima proposta è di aumentare la capacità di riciclo della carta delle cartiere in ottica di efficienza energetica, utilizzando i residui organici della cellulosa per produrre biogas; la seconda è promuovere ricerca e sviluppo a livello industriale; la terza è sviluppare la digitalizzazione per migliorare la logistica e la tracciabilità dei rifiuti e degli scarti.
Le tra associazioni richiedono incentivi per l’innovazione degli impianti e per la ricerca in un sistema virtuoso che fa bene all’ambiente e crea occupazione. Il fabbisogno di carta è in crescita sia perché ora si tende a preferire la carta alla plastica per gli imballaggi, sia perché a causa della pandemia c’è stata un’impennata dell’e-commerce che richiede molta più carta e cartone per gli imballaggi da spedire, sia perché si preferisce acquistare prodotti alimentari confezionati ritenuti più protetti dal virus. Anche se sono stati sviluppati nuovi materiali, come le pellicole biodegradabili, la carta è ancora il materiale preferito.
Come detto sopra, la corretta differenziata è il punto di partenza. Avete dei dubbi? Nella pagina di apertura del sito di Comieco si invita a guardare il video con la canzone Vecchio cartone, composta e cantata da Elio e Le Storie Tese per spiegare con ironia come non commettere errori. Non abbiamo più scuse per non riciclare!