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360 buone pratiche di economia circolare: il progetto ReCiProco di Enea

Economia circolare
via depositphotos.com

(Rinnovabili.it) – Si fa presto a dire economia circolare, ma quali sono le buone pratiche per attuarla nelle città? Il progetto ReCiProco di Enea ha provato a rispondere a questa domanda negli ultimi due anni. Grazie a una convenzione con il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, i cittadini e le cittadine di Bologna, Taranto e Anguillara Sabazia (Roma) hanno partecipato alle attività del percorso. 

Il progetto, attraverso i suoi laboratori urbani, ha elaborato 360 buone pratiche di economia circolare e un QR code, utile a illustrare ai consumatori la circolarità di una serie di prodotti della filiera della carta, edilizia e del tessile. Per la presentazione dei risultati ci sono stati tre eventi pilota contemporanei nelle tre città coinvolte, con la partecipazione di cittadinanza, istituzioni e imprese.

“Il coinvolgimento dei consumatori e dei territori è fondamentale in un processo di transizione verso l’economia circolare delle comunità – ha sottolineato durante l’evento finale Claudia Brunori, referente del progetto e responsabile della divisione Enea di Uso efficiente delle risorse e chiusura dei cicli – sia per la raccolta e la diffusione di buone pratiche che per lo sviluppo di un sistema di smart governance locale e di interazione intersettoriale costruttiva sui temi della sostenibilità”.

Il progetto ReCiProco [Realizzazione di strumenti e iniziative sull’economia circolare a vantaggio dei consumatori] ha coinvolto attori pubblici e privati, rivolgendosi in particolare a scuole e associazioni di consumatori, in un processo di progettazione partecipata di buone pratiche per il consumo circolare e di governance territoriale per un uso efficiente delle risorse.

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Il risultato ha visto la definizione di 360 buone pratiche di economia circolare e di un QR code, uno strumento specifico che orienti i consumatori a capire come funziona la circolarità di una serie di filiere specifiche (carta, tessile ed edilizia) in base ai cinque ambiti definiti dal Piano d’azione per l’economia circolare definito nel 2015 dalla Commissione Europea: produzione, consumo, gestione dei rifiuti, materie prime seconde e innovazione e investimenti.

Le tre città coinvolte hanno ospitato momenti di confronto tra cittadinanza, organizzazioni della società civile ed esperti negli “Urban Living Lab”, laboratori urbani che si sono interrogati su circolarità e turismo, settore agroalimentare, aree verdi e sharing economy.

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“Con questo tipo di approccio – ha spiegato Brunori – si affiancano a iniziative di formazione e informazione sui temi della transizione circolare, momenti di scambio costruttivi in cui idee e progetti innovativi sono condivisi a livello di comunità, nel rispetto delle tipicità culturali del territorio. I progetti sviluppati diventano parte del patrimonio della comunità e possono essere implementati con il supporto degli enti locali”.

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