Un team di scienziati della NTU Singapore è riuscito a sfruttare i rifiuti alimentari per creare un innovativo sistema di riciclo delle vecchie batterie al litio
Riciclare la buccia della frutta aiuto il mondo dell’accumulo
(Rinnovabili.it) – Anche esauste, le vecchie batterie al litio hanno molto da offrire. Al loro interno, infatti, si nasconde una piccola miniera di metalli preziosi da recuperare e riutilizzare. Ma la domanda è: come fare per estrarli?
Attualmente uno dei processi più comuni di riciclo prevede l’uso di alte temperature (oltre 500 ° C) per fondere i metalli. La tecnica, tuttavia, oltre ad essere particolarmente energivora, produce gas tossici. Un approccio alternativo consiste nell’affidarsi all’idrometallurgia: dopo aver triturato il rifiuto, si sfruttano soluzioni acide forti o deboli con l’aggiunta perossido di idrogeno per estrarre i metalli; anche in questo caso, però, si ottengono inquinanti secondari pericolosi per la salute e l’ambiente.
Una terza via potrebbe essere quella realizzata dalla Nanyang Technological University, Singapore (NTU Singapore). Qui un gruppo di scienziati ha sviluppato un processo che impiega la buccia della frutta per estrarre e riutilizzare i metalli preziosi. Il professor Madhavi Srinivasan, co-direttore del laboratorio NTU Scarce dell’ateneo, ha dichiarato: “Gli attuali processi di riciclaggio industriale dei rifiuti elettronici sono ad alta intensità energetica ed emettono inquinanti nocivi e rifiuti liquidi. C’è un urgente bisogno di metodi eco-compatibili per rispondere alla crescita di questi rifiuti. Il nostro team ha dimostrato che è possibile farlo con sostanze biodegradabili”.
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Il team della NTU ha scoperto che la combinazione di scorza d’arancia essiccata al forno e quindi macinata, assieme all’acido citrico, può raggiungere lo stesso obiettivo dell’idrometallurgia classica.
I test hanno dimostrato che, grazie all’utilizzo della buccia della frutta, il nuovo approccio estrae con successo circa il 90% del cobalto, litio, nichel e manganese presente nelle batterie agli ioni di litio esaurite; un’efficacia paragonabile all’approccio basato sul perossido di idrogeno.
“Il segreto sta nella cellulosa che si trova nella scorza, che viene convertita in zuccheri durante il processo di estrazione”, spiegano gli scienziati. “Questi zuccheri migliorano il recupero dei metalli dai rifiuti. Gli antiossidanti naturali presenti nella buccia d’arancia, come i flavonoidi e acidi fenolici, potrebbero aver contribuito a questo miglioramento”.
L’elemento più interessante? I residui solidi generati da questo processo non sono tossici. Dai materiali recuperati, hanno quindi assemblato nuove batterie agli ioni di litio con una capacità di carica simile a quelle commerciali. Attualmente gli scienziati stanno lavorando per ottimizzare le prestazioni del ciclo di carica-scarica dei nuovi dispositivi. La ricerca è stata pubblicata su Environmental Science & Technology (testo in inglese).
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