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Bioplastica da limoni e CO2, per dire addio al bisfenolo A

bioplastica da limoni

bioplastica da limoni

 

Parla catalano la nuova bioplastica da limoni e CO2

“Se la vita ti offre dei limoni, fatti una limonata”. Recita così un vecchio detto, preso quasi alla lettera dai ricercatori dell’Institut Català d’Investigació Química (ICIQ), a Tarragona. I chimici, infatti, sono partiti da questo frutto per realizzare la loro “limonata”: un policarbonato ecologico privo di bisfenolo A.

Noto anche come BPA, il bisfenolo A è un composto organico per il quale diversi studi hanno dimostrato gli effetti tossici, cancerogeni e neurotossici. Tuttavia per le agenzie di controllo americane ed europee, le evidenze portate alla luce dalla letteratura scientifica sarebbero troppo limitate per trarre conclusioni per la salute umana, e a oggi tale sostanza è soggetta a ben poche restrizioni. Nonostante ciò, diversi Paesi hanno deciso di metterla al bando nei prodotti destinati ai bambini.

 

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Ma i policarbonati contenti bisfenolo A sono praticamente ovunque. Trovare un’alternativa ecologica è divenuto, dunque, l’obiettivo del team di scienziati dell’ICIQ, guidato da Arjan Kleij. Il gruppo ha sviluppato un metodo per produrre bioplastica da limoni e CO2. Più precisamente, quello che del frutto viene usato è il limonene, l’idrocarburo aromatico responsabile del profumo che sprigionano gli agrumi.

Il team ha fatto reagire l’ossido di limonene con l’anidride carbonica per ottenere un composto battezzato PLDC ossia carbonato di polilimonene. Kleij spiega che, grazie al nuovo policarbonato ecologico, il bisfenolo A può essere sostituito gradualmente dall’industria. “Possiamo iniziare ad aggiungere piccole quantità di limonene, per rimpiazzare progressivamente il BPA. Passo dopo passo, il processo di adattamento potrebbe portare a nuovi biomateriali derivanti da limonene con proprietà simili, o addirittura nuove e migliorate”.

 

La lettura scientifica ha in realtà importati precedenti, in tal senso. La prima bioplastica da limoni e CO2 è stata realizzata addirittura nei primi anni 2000. In questo caso tuttavia, i ricercatori sono riusciti a migliorare anche le proprie proprietà termiche del polimero, raggiungendo la massima temperatura di transizione vetrosa mai riportata per un policarbonato. “Siamo stati sorpresi di ottenere ciò, perché le bioplastiche conosciute hanno proprietà termiche peggiori dei polimeri classici”, spiega Kleij. Questo significa che le nuove materie plastiche richiedono temperature superiori per la fusione, che le rendono più sicure per l’uso quotidiano.

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