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Con il biochar attivato la depurazione è molto più sostenibile

Utilizzare il biochar attivato da scarti agroforestali per rimuovere i contaminanti dalle acque reflue è possibile, ecologico ed economico

biochar attivato
Foto di Ivan Bandura su Unsplash

La tesi di un dottorando dell’Università di Umea mostra le potenzialità del biochar attivato e della rigenerazione idrotermale

(Rinnovabili.it) – I residui dell’industria agricola e forestale possono diventare potenziali materie prime per carbone vegetale attivato (biochar attivato), ottimo adsorbente con cui sostituire carbone minerale e cocco. Queste due materie prime sono infatti molto utilizzate per la produzione di carbone attivo, utile per l’adsorbimento di contaminanti dalle acque reflue

Tuttavia, sono anche piuttosto insostenibili. Una volta saturati, questi adsorbenti devono infatti essere rigenerati. Un processo che richiede di norma temperature elevate. La tesi di dottorato di un ricercatore dell’Università svedese di Umea, mostra come tutto ciò si possa fare in modo più rispettoso dell’ambiente. Basta utilizzare la tecnologia della cottura a pressione.

Se il carbone attivo esaurito viene spesso rigenerato essiccando prima l’adsorbente e poi utilizzando temperature superiori a 600°C per degradare gli inquinanti, la cottura a pressione offre un’alternativa. Abbinata all’utilizzo di adsorbenti ricavati dai residui agroforestali, diventa una soluzione promettente. Le tecniche sono state utilizzate dalla tesi sperimentale per verificare la capacità di adsorbire due antibiotici e caffeina. Il trattamento idrotermale per ripulire il biochar avviene a temperature di 280 °C, meno della metà di quelle necessarie alla norma. I composti adsorbiti non sono stati rilevati sopra questa soglia, perché si sono trasformati in altri prodotti. Inoltre, quando gli adsorbenti in biochar venivano riciclati, la loro capacità di rimozione di alcuni contaminanti aumentava

C’è di più. Il biochar attivato drogato con ferro (iron-doped, cioè reso magnetico) ha anche dimostrato una capacità di adsorbimento due volte maggiore rispetto al biochar attivato non magnetico. Osservando la degradazione dei composti adsorbiti, infine, è emersa un’ulteriore curiosità. Sulla superficie dei materiali si formavano nuove strutture di carbonio, che potrebbero presentare vantaggi durante il riciclo. Nel complesso, la tesi ha provato che l’efficienza di rigenerazione dei biochar attivati ​​supera il 50%. Dopo tre cicli di rigenerazione, l’efficienza sale al 320%. Una soluzione decisamente interessante per ripulire i processi di trattamento delle acque reflue.