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Batterie al piombo: l’inferno dell’industria messicana del riciclo

Batterie al piombo l’inferno dell’industria messicana del riciclo

 

(Rinnovabili.it) – Il Messico negli anni è diventato un paradiso per il riciclo delle batterie al piombo esauste provenienti dal Canada e dagli Stati Uniti. Un fatto che ha portato rischi ambientali e occupazionali che non riesce a ridurre.

Finalmente, sembra che il governo stia per introdurre un nuovo regolamento che riguarda proprio il riciclaggio di questo metallo e una revisione dei livelli di guardia nel sangue. La speranza è che l’impatto ambientale possa finalmente iniziare a calare. Inoltre, la Commissione per la cooperazione ambientale (CEC) sta discutendo una serie di linee guida sulle migliori pratiche e tecnologie che favoriscono la gestione ecologicamente corretta delle batterie al piombo esauste.

 

Gli esperti, tuttavia, sostengono che questi strumenti non cambieranno il modo di gestione dell’industria, perché prevedono l’adozione su base volontaria. E nessuno volontariamente si sforzerà di ridurre l’impatto sull’ambiente e sulla salute dei lavoratori.

«In Messico, i regolamenti non sono rispettati. Le autorità dovrebbero monitorare, ma sono sottomesse – spiega Cuauhtémoc Juárez, docente presso la facoltà di medicina dell’Università Nazionale Autonoma del Messico – Le aziende messicane non hanno alcun interesse per la materia, perché non rischiano sanzioni. Si rifiutano di darci l’accesso agli impianti: non sappiamo quale sia la situazione, quali i livelli di inquinamento. Il Messico continuerà ad essere un paradiso del riciclaggio».

 

È una delle tante controindicazioni del NAFTA (North American Trade Agreement), trattato di libero scambio che il Paese ha firmato nel ’94 con Stati Uniti e Canada. Il patto scellerato ha trasformato il Messico nel bidone della spazzatura degli altri due contraenti, che portano qui tonnellate di piombo da smaltire. Salari da fame, zero tutele, salute dei lavoratori in pasto ai tumori.

Il numero di batterie al piombo esausti che entrano in Messico è in costante aumento dal 2007. Nel 2012, il Paese ha importato 863.164 tonnellate, oltre la metà del riciclato annuale

Il Battery Council International comunica che i tre Paesi riciclano quasi il 100 per cento di tutte le batterie al piombo. Non perché siano ambientalisti, ma perché costa meno che estrarlo dalle miniere e può essere riciclato all’infinito.

 

Il problema è che, mentre una più severa normativa ambientale ha portato a miglioramenti in Canada e negli Stati Uniti, lo stesso non può dirsi del Messico. Il quale, guarda caso, ha cominciato a veder crescere la sua industria. Ci sono 10 fonderie in Canada, con una capacità annua installata di 475 mila tonnellate. Negli Stati Uniti sono 14, e lavorano 1.9 milioni di tonnellate. Il piccolo Messico ha 25 fonderie, che trattano 1.5 milioni di tonnellate l’anno.

Secondo i risultati dell’organizzazione statunitense Occupational Knowledge International e dell’ong Fronteras Comunes, le emissioni degli impianti di riciclaggio delle batterie al piombo in Messico sono circa 20 volte superiori a quelle statunitensi. I livelli di piombo nel sangue dei lavoratori messicani sono fino a cinque volte superiori.

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