L’incoraggiante studio della Leiden University mostra che, nelle giuste condizioni, sono molti di più i batteri che degradano la plastica
Studiare i batteri che degradano la plastica può fornire soluzioni al riciclo
Sono molti più del previsto i batteri che degradano la plastica, sebbene occorrano condizioni specifiche per farlo. Lo afferma una recente ricerca condotta dalla Leiden University olandese e pubblicata su Communications Biology. Il team che ha svolto lo studio, ha lavorato con batteri del genere Streptomyces, già disponibili presso l’università di Leiden, solitamente usati per la ricerca di nuovi antibiotici. Questi batteri, provenienti da diversi continenti, non erano stati raccolti con l’intenzione di degradare la plastica, ma la ricerca ha dimostrato che, in determinate condizioni, un quinto di essi sono in grado di farlo.
I ricercatori hanno scoperto, dunque, che molti più microrganismi del previsto possono degradare alcuni tipi di plastica, come il PET. Nei suoi esperimenti di laboratorio, il gruppo ha esposto i batteri a varie sostanze e condizioni, osservando la loro capacità di scomporre la plastica. Ha notato che i batteri, come le persone, necessitano di incoraggiamento per svolgere attività impegnative: in condizioni di abbondanza di zuccheri, non si impegnano nella degradazione della plastica, ma quando sono “affamati”, lo fanno.
La ricerca dimostra che fino al 18% dei ceppi batterici studiati possono degradare la plastica nelle giuste condizioni. Ha anche identificato il gene “Lipasi A” come cruciale in questo processo: quando presente in grandi quantità, aumenta la velocità di degradazione della plastica.
I risultati potranno ora essere ulteriormente utilizzati in un settore che cerca costantemente soluzioni al problema globale dell’inquinamento da plastica. L’aver ampliato il numero di batteri potenzialmente utilizzabili per il riciclo della plastica rende più promettente il futuro di questo metodo. L’uso dei microrganismi in grado di rompere e metabolizzare le catene polimeriche per soddisfare le proprie esigenze nutritive è in aumento. Si ritiene che possa rappresentare un valido aiuto nella distruzione di rifiuti che oggi, per la grande maggioranza, non vengono riciclati.
Il processo presenta tuttavia ancora molte incognite. Una di queste sono i tempi di degrado della plastica, che durano settimane. A volte le ricerche tentano di imprimere un’accelerazione ingegnerizzando i batteri. Ma a questo punto si aprono questioni regolamentari e di precauzione che non possono essere travalicate dall’innovazione