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Auto a fine vita: l’UE porta la Romania davanti al giudice

Auto a fine vita L’UE porta la Romania davanti al giudice(Rinnovabili.it) – La Commissione Europea ha deferito la Romania alla Corte di Giustizia Europea per la mancata trasposizione, nel proprio ordinamento, della nuova legislazione UE relativa alle auto a fine vita. La direttiva sugli ELV (End-of-Life Vehicles), La Direttiva fa parte di uno sforzo più ampio per trasformare l’Europa in un’economia circolare, dove i rifiuti vengano sistematicamente recuperati, riutilizzati o riciclati. Nel caso delle auto a fine vita, la normativa ha lo scopo di ridurre la quantità di rifiuti prodotti dai veicoli al momento della rottamazione, intervenendo sia sulle procedure del settore, sia chiedendo ai produttori di porre maggiore attenzione al processo di costruzione dei veicoli, che andrebbero pensati appositamente per essere disassemblati in sicurezza e nel rispetto dell’ambiente. In particolare, è necessario limitare l’uso di sostanze pericolose (in particolare piombo, mercurio, cadmio e cromo esavalente) e aumentare la quantità di materiale riciclato nelle auto nuove. Gli obiettivi di riciclo e recupero della direttiva, aggiornati il 1° gennaio 2015, sono questi: riciclare almeno il 95% del peso del veicolo da rottamare. Questa cifra è suddivisa in due: l’85% dovrà essere oggetto di reimpiego e riciclo, mentre il restante 10% va “colmato” con il recupero di energia.

 

Auto a fine vita L’UE porta la Romania davanti al giudice-Processi più ecocompatibili vengono promossi attraverso il divieto di utilizzare determinate sostanze pericolose all’interno dei veicoli immessi sul mercato dopo il 1° luglio 2003. La nuova legge prolunga una deroga al divieto già più volte oggetto di rinvii, che riguarda l’uso del piombo in alcuni componenti del veicolo, in particolare le batterie.

Gli Stati membri dovevano adottare le disposizioni legislative necessarie per conformarsi alla direttiva entro il 22 agosto 2013. Ma la Romania non ha rispettato i termini, e così ha ricevuto una lettera di messa in mora il 27 settembre 2013. A questo primo avvertimento, è seguita l’emissione di un parere motivato in data 11 luglio 2014. Nonostante gli sforzi del Paese, più di un anno e mezzo dopo la scadenza, la direttiva non è ancora recepita nella legislazione nazionale. La Commissione ha pertanto deciso di deferire lo Stato alla Corte di giustizia dell’UE.

I tempi della sentenza non sono noti al momento, ma è possibile che, se il governo non riuscirà a dare segnali veramente incoraggianti, scatteranno le sanzioni economiche, la cui entità verrà decisa in sede giudiziaria.

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