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Auto a fine vita: modificare la direttiva contro l’export illegale

Auto a fine vita modificare la direttiva contro l'export illegale-

 

(Rinnovabili.it) – Il trattamento illegale e l’esportazione di auto a fine vita è tra le principali sfide da affrontare in Europa. Lo sostiene Artemis Hatzi-Hull, esperto di gestione dei rifiuti presso la Direzione Generale Ambiente della Commissione europea. Il funzionario ha rilasciato la dichiarazione durante una conferenza stampa nella cornice del Congresso internazionale sul riciclo dell’auto, che si tiene questa settimana a Berlino.

Hatzi-Hull ha rivelato che la Commissione Europea sta valutando l’introduzione di misure aggiuntive per migliorare il riciclo dei veicoli fuori uso. Tra gli altri, ha citato la standardizzazione del sistema di reporting e dei metodi di calcolo utilizzati dagli Stati membri dell’UE. Lo scopo è quello di aumentare l’affidabilità delle statistiche, al fine di rendere più facile i dati raccolti per confrontarli.

 

Auto a fine vita modificare la direttiva contro l'export illegale1

 

La direttiva, spiega l’esperto europeo, è stata recepita in tutti gli Stati membri dell’UE e ha prodotto risultati positivi dal 2000 ad oggi, sia a livello ecologico che economico, mentre i materiali tossici nei veicoli sono stati praticamente eliminati. Gli Stati membri hanno anche compiuto notevoli progressi nell’aumento dei tassi di riciclo.

Ma resta un grave problema, quello delle esportazioni illegali. Ancora non è noto cosa accada a circa 1,4 milioni di auto ogni anno che raggiungono il fine vita in Germania. Molte sono state smaltite illegalmente nella stessa Germania, in Austria, Slovenia e Croazia, un fatto che ha sicuramente scoraggiato potenziali investitori nel settore del riciclaggio. Come calcolare i potenziali profitti se resta una zona grigia così ampia dentro cui si nascondono sacche di illegalità?

Inoltre, anche se gli esperti stimano che il Paese produca un numero dei veicoli fuori uso in circa 1-1.5 milioni l’anno, meno della metà sono effettivamente avviati a riciclo.

 

Per questo motivo, dalla Conferenza è emersa la necessità di una revisione urgente della direttiva europea, definendo più esattamente i concetti “veicolo a fine vita” e “auto usata”. Se la Commissione accetterà queste modifiche, almeno, in futuro gli esportatori saranno tenuti a dimostrare che i prodotti commerciati sono auto usate e non rottami. Fino ad ora, invece, l’onere della prova spettava ai funzionari doganali. Che si sono fatti sfuggire un milione e mezzo di  veicoli l’anno. Sul tema dei veicoli a fine vita, la Germania è tra i Paesi che hanno truccato i conti nella maniera più sfacciata: vantava un tasso di recupero del 106%, ma considerava “recupero” anche riempire cave con i materiali non riciclabili derivati dalle automobili.

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