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Auto elettriche, Cina prima al mondo nella produzione: ma che fine fanno le batterie?

Auto elettriche, Cina prima al mondo nella produzione: ma che fine fanno le batterie?

di Paolo Travisi

Ad Agosto 2024 vendute 1,03 milioni di auto elettriche in Cina, un record

Lo scorso agosto, la Cina è diventata il primo paese al mondo a superare il milione di auto elettriche vendute, in appena un mese. Un vero record, considerando la situazione delle BEV in Europa, che sta mettendo in crisi il settore dell’automotive. Il traguardo cinese – che include elettriche a batteria e ibridi plug-in – secondo la China Passenger Car Association ha superato i numeri delle auto a combustione, con un numero esatto di 1,03 milioni di unità, ed una crescita del 43,2% su base annua. Da qui si capisce il timore dell’Ue e della questione dazi alle auto importate. Nel 2024, dunque avrebbe raggiunto i 6 milioni di unità vendute, mentre l’Unione Europea e il Regno Unito hanno registrato un calo del 4% nel segmento dei veicoli elettrici, esattamente nello stesso periodo.

Riciclo batterie auto, una questione aperta

Questa posizione dominante rende il paese asiatico il primo attore a dover affrontare una delle sfide più urgenti, legate alla sostenibilità delle BEV: il riciclo delle batterie. In un articolo pubblicato sull’International Journal of Electric and Hybrid Vehicles, il ricercatore Igor Laine, della LUT University in Finlandia, evidenza una questione molto attuale, cioè come affrontare il fine del ciclo di vita delle batterie agli ioni di litio, che alimentano gran parte degli attuali veicoli elettrici. Infatti, i metalli preziosi che si trovano nelle batterie, tra cui cobalto, litio e nichel, oltre ad essere materie prime sempre più richieste, se smaltite non correttamente rappresentano un danno per l’ambiente.

Pechino introduce norme per incentivare riciclo batterie a fine vita

La ricerca mette in risalto che la Cina ha introdotto una serie di misure normative per responsabilizzare i produttori di veicoli e batterie sull’intero ciclo di vita dei loro prodotti; per esempio la legge prevede che i taxi elettrici debbano essere sostituiti dopo otto anni dall’entrata in servizio o dopo aver percorso circa 600mila km, per i bus elettrici, invece, si parla di tredici anni e 400mila chilometri. Considerato che nel 2020 sono entrati in servizio 132.000 taxi elettrici in Cina, nel giro di quattro anni saranno sostituiti. E le batterie? Una delle maggiori aziende del settore, la GEM sostiene che è in grado di processare il 10% di tutte le batterie esauste ed altre case automobilistiche, tra cui BYD e Geely, hanno creato delle società apposite specializzate nel riciclo delle batterie.

Riciclo batterie, i limiti dell’industria cinese

Secondo il ricercatore finlandese, nonostante siano state migliorate l’efficienza del riciclo delle batterie e sviluppate tecniche per diagnosticare lo stato di salute ed estrarre i metalli utili al riutilizzo, viene evidenziata che l’infrastruttura di riciclaggio cinese non è ancora matura. Cosa significa? Che solo per fare un esempio, nelle batterie delle auto elettriche sono presenti molte altre sostanze, e la separazione minuziosa e dettagliata dei metalli non è ancora completa. L’estrazione dei metalli è il problema numero uno, che genera una sorta di paradosso: da un lato, la domanda di veicoli elettrici è in crescita, il che significa che c’è un flusso costante di batterie di scarto da raccogliere per la prossima generazione di veicoli, ma le enormi dimensioni del mercato mettono a rischio la scalabilità del processo di riciclo, che per il momento è fuori portata. Anche per la Cina.

Il lavoro di Laine suggerisce, infatti, che l‘approccio normativo al riciclaggio delle batterie EV adottato dalla Cina rappresenta un boost nella giusta direzione, ma per affrontare il problema nella sua interezza e complessità, serve uno sforzo collettivo globale, cioè una cooperazione di livello internazionale. Ma questo per la Cina, significherebbe perdere il primato.

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