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Dal gabinetto al rubinetto: ecco chi investe nelle acque reflue riciclate

acque reflue riciclate
By Czeva – Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=102983806

Impianti distribuiti di trattamento delle acque reflue riciclate permetterebbero di servire singoli condomìni o case

(Rinnovabili.it) – Perdite lungo la rete, malfunzionamenti, ma soprattutto siccità. Sono le principali cause della crescente scarsità idrica in diverse zone del mondo, anche alle nostre latitudini. Tra le soluzioni allo studio e in via di sperimentazione, c’è quella di utilizzare le acque reflue riciclate grazie a trattamenti che ne garantiscono la depurazione. Alla domanda “berresti l’acqua del gabinetto?”, la maggior parte di noi risponderebbe picche. Eppure, attraverso passaggi specifici, si potrebbe renderle potabili. Soprattutto su piccola scala, l’avanzamento della tecnologia ha permesso di perfezionare il trattamento delle acque di scarico. Un sistema locale di riciclo adeguatamente progettato può essere più economico e facile da mantenere rispetto a un sistema centralizzato, e può migliorare la sicurezza idrica e persino l’ambiente.

Imparare dalla natura

In fondo, non è niente di nuovo. La natura è già piuttosto brava nel depurare l’acqua. Il terreno la filtra e i processi chimici e biologici aiutano a rimuovere i contaminanti nel tempo. La tecnica che – in modo quasi naturale – svolge meglio questo servizio ecosistemico è la fitodepurazione

Si tratta di scalare questi processi in impianti di trattamento dell’acqua e sistemi di filtraggio, che stanno diventando sempre più efficaci. Intere città stanno testando queste nuove tecnologie, perché fare affidamento su sistemi idrici centralizzati diventa una soluzione sempre meno adeguata. Gli attuali impianti, infatti, trattano l’acqua dolce proveniente da un fiume o da una falda in una struttura centrale, quindi la distribuiscono attraverso un’ampia rete di tubazioni. Quando la falda si impoverisce o l’infrastruttura si guasta, i costi di gestione si fanno insostenibili.

Sistemi distribuiti per l’acqua riciclata

Più di un ente locale sta sperimentando i cosiddetti sistemi distribuiti. Si tratta di impianti di trattamento, recupero e riciclo dell’acqua su piccola scala progettati per operare in prossimità sia della fonte che dell’utente. In alcuni casi questi impianti servono poi la struttura centrale, realizzando un modello ibrido. In altri, invece, sono autonomi.

El Paso, in Texas, sta lavorando a un sistema decentralizzato tra i più avanzati al mondo, per il quale ha ottenuto recentemente 20 milioni di dollari in finanziamenti pubblici. Il pacchetto di finanziamenti negli USA è in generale pari a 8,3 miliardi di dollari e punta a sostenere l’innovazione nelle infrastrutture idriche di diversi stati e città. 

Austin e San Francisco sono tra queste. Non proprio due piccoli centri, visto che contano ciascuna quasi un milione di abitanti. Qui i progetti in essere sono volti a raccogliere l’acqua piovana e quelle reflue dalle case, per utilizzarle nell’irrigazione o per ricaricare le falde. Proprio San Francisco è pioniera nel decentramento estremo, con iniziative che si estendono fino al livello del singolo edificio. In alcuni edifici, i serbatoi dell’acqua, i filtri e il trattamento nel seminterrato rendono l’acqua riutilizzabile per attività come lo scarico dei WC.

Tecnologie per il recupero delle acque reflue

I processi elettrochimici e basati su membrane come osmosi inversa ed elettrodialisi hanno mostrato un buon potenziale per il recupero di acqua potabile, sostanze nutritive per la fertilizzazione ed energia. Le celle a combustibile microbiche fanno un ulteriore passo avanti, usando i microbi presenti nelle acque reflue per facilitare il trattamento e produrre elettricità allo stesso tempo.

Perplessità e sospetti

Il pubblico non è ancora persuaso che questi sistemi di trattamento possano produrre acqua potabile. E tuttavia, in California è stato recentemente approvato il riciclo delle acque reflue con destinazione consumo umano. Alle prese con gravi siccità che ne hanno minato la sicurezza idrica, la California ha lavorato per anni a una misura per il trattamento e riutilizzo di quelle di scarico. Le nuove regole richiedono che le acque reflue siano trattate contro tutti gli agenti patogeni e i virus. Anche se questi microrganismi non sono presenti. Si tratta quindi di una norma ancora più severa rispetto a quella che regola il trattamento delle altre acque. In questo caso è richiesto infatti un trattamento solo per gli agenti patogeni noti.

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