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Nissan trasforma le batterie della Leaf in accumulatori portatili da mille euro

Il riuso delle batterie di auto elettriche in accumulatori portatili estende la vita utile dell’oggetto e il profitto per i produttori

accumulatori portatili
Via depositphotos.com

Gli accumulatori portatili della casa giapponese pesano 14,4 kg e vengono venduta a poco più di mille euro 

(Rinnovabili.it) – Una delle case automobilistiche più avanti nella produzione di veicoli elettrici ha deciso di puntare sul riuso delle batterie a fine vita. Anche perché spesso una riduzione di efficienza che impedisce alla batteria di muovere l’auto non corrisponde a una necessità di buttare via questi oggetti. Infatti, è possibile trasformarli in accumulatori portatili o statici, che ancora per diversi anni possono stoccare energia.

Nissan ha pensato di fare esattamente questo, riutilizzando le batterie delle Leaf per creare fonti di energia portatili. Queste possono poi essere facilmente trasportate sul posto che necessita di ricarica. Ne può beneficiare un cantiere edile, ma anche un concerto all’aperto. Si può anche utilizzarle come accumulatori utili a fornire elettricità in caso di catastrofi e blackout. 

I numeri per costruire una filiera ci sono. La casa automobilistica giapponese ha venduto infatti più di 650 mila auto del modello Leaf e le loro batterie spesso mantengono una capacità di carica più lunga della durata di vita del veicolo. 

Gli accumulatori portatili sono stati ideati e sviluppati insieme al produttore di elettronica JVC Kenwood e a 4R Energy, una società di proprietà di Nissan. Alla partnership si è aggiunta Sumitomo, azienda che lavora su veicoli ecologici e sistemi di accumulo di energia. La batteria portatile costruita pesa 14,4 kg e viene venduta a poco più di mille euro in Giappone. Fuori dal paese non è ancora disponibile, ma le vendite verranno aperte nel prossimo futuro.

Di norma, le batterie della Leaf montano 48 moduli, mentre gli accumulatori portatili soltanto due. Questo permette di creare 24 centraline mobili da una sola batteria a fine vita, con un margine di profitto interessante per un oggetto che altrimenti avrebbe finito la sua vita dopo una decina d’anni. Si tratta infatti del lasso di tempo in cui la batteria perde quel 20-30% della sua capacità, abbastanza per abbassare drasticamente anche l’autonomia del veicolo. Autonomia che finora è sempre stato il tallone d’Achille dell’auto elettrica e che, se si riduce troppo, rende il veicolo poco utilizzabile e quindi rottamabile.