Le nanoparticelle d'argento utilizzate nell'abbigliamento per contrastare i cattivi odori e perse durante i lavaggi, possono costituire un pericolo per gli organismi acquatici. Ecco una soluzione
(Rinnovabili.it) – I nostri abiti sono spesso più preziosi di quanto possiamo sospettare. Tra le loro fibre, infatti, si nascondono nanoparticelle di argento. Niente a che vedere con effetti speciali per “brillare”, l’argento in questione viene utilizzato per le particolari proprietà anti-odore. Peccato che alcune di queste nanoparticelle si stacchino quando gli abiti vengono lavati, finendo nelle acque di scarico e, di conseguenza, nell’ambiente. Ora però Sukalyan Sengupta e Tabish Nawaz, ricercatori dell’Università del Civil and Environmental Engineering Department dell’Università del Massachusetts, stanno provando a recuperare le preziose particelle.
L’uso di nanoparticelle di argento nell’abbigliamento è dovuto al fatto che questi minuscoli frammenti possono neutralizzare i batteri che causano i cattivi odori. Il problema è che quell’argento si stacca dai tessuti quando questi vengono lavati. Si tratta di una sostanza che può influire sull’efficacia del trattamento batterico degli impianti di depurazione e che, in ultima istanza, può essere tossica per molti organismi che vivono nell’acqua.
Recuperare queste nanoparticelle non è facile, a causa delle basse concentrazioni di argento nell’acqua, delle alte concentrazioni di altri tipi di ioni e dell’incertezza su quali forme esatte di argento sono presenti.
Sukalyan Sengupta e Tabish Nawaz avevano già dimostrato che la tecnologia dello scambio ionico è altamente selettiva per l’argento, ma gli studi fin qui portati avanti non avevano preso in considerazione il ruolo della chimica detergente, che potrebbe interferire con questo metodo.
I ricercatori hanno analizzato il modo in cui l’argento interagisce con i singoli componenti detergenti. Gli scienziati hanno quindi scoperto che l’argento è presente principalmente come ione caricato positivamente e questa forma interagirà con diversi composti detergenti in determinate condizioni. Ad esempio, lo ione argento caricato positivamente interagirà con ioni caricati negativamente nel detergente a diversi intervalli di pH.
Sengupta e Nawaz hanno anche utilizzato una resina a scambio ionico, che ha recuperato fino al 99% circa dell’argento, a seconda del pH e della concentrazione degli altri ioni. La resina è stata quindi testata con componenti detergenti e riutilizzata per cinque cicli e ha mantenuto la capacità di rimuovere l’argento. Ma l’aggiunta di prodotti, come sbiancanti e addolcitori dell’acqua, ha avuto un impatto negativo sull’efficienza della resina.