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3 startup circolari nate in Italia che stanno facendo parlare di sé

startup circolari
Foto di Austin Distel su Unsplash

Incluse nel Circular Startup Index della Ellen McArthur Foundation, le nostre startup circolari girano il mondo

(Rinnovabili.it) – L’innovazione nel riciclo viene quasi sempre da aziende che si possono definire “native circolari”. Di mentalità più fresca e immaginazione più fervida, maggiore padronanza delle nuove tecnologie e naso per crescenti nicchie di mercato, le startup circolari sono un mondo dinamico e in evoluzione. Per offrirne uno spaccato, abbiamo selezionato 5 realtà che hanno fatto parlare di sé negli ultimi anni. Al punto da entrare nel Cirular Startup Index della Ellen McArthur Foundation.

Aroundrs, i contenitori riutilizzabili per aziende e consumatori

Fermare l’usa-e-getta è la missione di Aroundrs, società benefit nata da una presa di consapevolezza. “L’idea di base è partita nel 2020, nel primo lockdown”, si legge sul sito. “Costretti in casa a causa della pandemia, ci siamo ritrovati sommersi dal volume di packaging usa e getta derivante dai servizi di delivery e take away”. Da qui il desiderio di far parte di una rivoluzione culturale. Quella dell’economia circolare. Around punta quindi ad un sistema circolare e digitale del food packaging, per eliminare gli sprechi. La startup circolare serve eventi, catering, delivery e take away. Il tutto, con uno schema di vuoto a rendere che tramite un’app consente di tracciare il contenitore e certificarne la restituzione al fornitore (ad esempio il tuo ristorante preferito).

Atelier Riforma, per un tessile riciclabile e sociale

Atelier Riforma è una startup innovativa a vocazione sociale che ha l’obiettivo di ridurre il negativo impatto ambientale del settore moda, attraverso l’economia circolare. L’idea che ha portato alla fondazione dell’azienda è davvero innovativa: “creare una rete di sarti, designer e sartorie sociali che si occupasse di trasformare indumenti dismessi per dar loro maggior valore e rimetterli in circolo su una piattaforma di vendita”. 

Un passo davvero significativo in termini di modello per una moda più circolare. Raccolta di vestiti usati, catalogazione e redistribuzione alla rete, ha permesso di creare un network di 25 sartorie in tutta Italia. Tra queste, anche diverse sartorie sociali, che promuovono l’inclusione lavorativa di persone svantaggiate come migranti, ex-detenute e donne vittime di violenza.

ReLearn, l’occhio elettronico sui rifiuti

Sono una decina, tra ragazze e ragazzi, a lavorare per ReLearn. La startup nasce a Torino intorno a un’idea: “Non esiste uno strumento per misurare i rifiuti prodotti, quindi le aziende utilizzano stime imprecise, causando elevate emissioni di CO2”. Così, si legge sulla loro presentazione sul sito della Ellen McArthur Foundation, “aiutiamo le aziende e i comuni a raggiungere l’obiettivo dei rifiuti zero, responsabilizzando le persone, fornendo un piccolo sensore IoT alimentato dall’intelligenza artificiale che trasforma gli attuali bidoni aziendali in bidoni intelligenti”. Il sensore si chiama NANDO e raccoglie dati sul tipo e sulla quantità di rifiuti prodotti dall’azienda, calcolando il tasso di riciclo.

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