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Quanto conta l’economia circolare per i consumatori?

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Foto di Michal Jarmoluk da Pixabay

Cosa conta per i consumatori nella transizione circolare?

(Rinnovabili.it) – Comincia a crescere la conoscenza dell’economia circolare da parte dei consumatori. Lo studio “Cosa conta per i consumatori nella transizione circolare?”, condotto su 2900 intervistati tra USA ed Europa, ha mostrato che quasi il 65% di essi ne ha almeno sentito parlare. La ricerca è stata condotta da DNV, un ente che fornisce servizi di assurance, certificazione, verifica e gestione del rischio in più di 100 paesi. “La consapevolezza del consumatore è essenziale – ha dichiarato Luca Crisciotti, CEO Supply Chain& Product Assurance di DNV – ma, per fare dell’economia circolare una realtà, è altrettanto importante che le conoscenze influenzino i comportamenti. In ultima analisi, sono queste conoscenze che spingono il consumatore a impegnarsi nel riciclo, nella restituzione dei prodotti o nella sperimentazione di prodotti o servizi circolari”.

L’indagine di DNV fa seguito alla ricerca “ViewPoint, La transizione verso l’economia circolare è rapida a sufficienza?” e dimostra come ci sia una buona predisposizione, da parte dei consumatori, all’economia circolare. Soltanto il 35,1% ha dichiarato di non averne mai sentito parlare. Tra chi però sa di cosa si tratta, il 45% dichiara di averne una conoscenza approfondita e parte attiva attraverso le proprie abitudini di consumo.

Le giovani generazioni si sono dimostrate più consapevoli. Più del 53% dei giovani coinvolti nello studio ha affermato di partecipare attivamente a meccanismi di economia circolare, a fronte del 32,4% dei più adulti. La scelta della circolarità non è tuttavia percepita come necessaria, anche se quasi tutti gli intervistati hanno risposto di sostenere le alternative alla plastica monouso. Secondo lo studio il nodo della questione sta proprio nell’informazione. Solo diffondendo maggiormente l’economia circolare questa potrà entrare a far parte degli stili di vista di chi ogni giorno acquista, e innescare così meccanismi virtuosi.

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I produttori devono fornire maggiori informazioni sull’importanza di scegliere l’economia circolare

A essere carenti sono le informazioni fornite proprio da produttori e fornitori. La maggior parte degli intervistati (60,9%) ha dichiarato di informarsi circa i prodotti che acquista attraverso i media e i social network. Il 26% lo fa invece seguendo il dibattito politico, mentre il 23% si rivolge alle cerchie immediatamente prossime di amici e conoscenti. Solo un consumatore su cinque ha come riferimento le case e i marchi produttori: “I produttori e i brand devono guidare la transizione verso l’economia circolare, ma questo non è possibile senza la partecipazione dei consumatori – ha spiegato Crisciotti –. Bisogna fare di più, quindi, per rimediare a questa carenza di informazioni, dando priorità alla sensibilizzazione dei consumatori e offrendo informazioni validate e affidabili”.

Se le informazioni risultano carenti, emerge invece il dato positivo dell’attenzione agli impatti degli stili di vita. Quasi la metà degli intervistati (48,1%) acquista prodotti riciclati; il 62,9% ha operato una riduzione dei propri acquisti o predilige quelli di seconda mano. Se le generazioni più mature hanno mostrato una maggiore tendenza a riparare invece di ricomprare, i giovani preferiscono il noleggio invece della proprietà o acquistare di seconda mano.

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Il caso del settore della moda

Lo studio ha mostrato inoltre le abitudini di consumo rispetto all’ambito specifico della moda. Per i consumatori si è rivelata fondamentale la conoscenza dell’impronta ecologica delle proprie scelte d’acquisto, aspetto prioritario per il 49,1% delle interviste. Importanti però sono anche le condizioni lavorative e contrattuali di chi materialmente produce i capi e la qualità di questi ultimi, verificata attraverso certificazioni, etichette e dichiarazioni di sostenibilità.

Chi acquista un capo circolare lo fa innanzitutto se convinto dal prezzo o da una scelta di stile. La causa ambientale o la circolarità del prodotto si collocano solo al terzo posto tra le motivazioni di scelta. Le giovani generazioni, probabilmente a causa di un potere d’acquisto più limitato, hanno affermato di direzionare le proprie scelte quasi esclusivamente in base ai prezzi.

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