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Materie prime critiche: 7 impianti per aumentare l’autonomia italiana

Secondo un documento presentato ieri da Iren e The European House Ambrosetti, il riciclo delle materie prime critiche in Italia va potenziato

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La dipendenza dalla Cina spinge i think tank italiani a cercare soluzioni per le materie prime critiche

(Rinnovabili.it) – Per le materie prime critiche siamo troppo legati alle importazioni cinesi. Ma il nostro continente non ha la capacità produttiva o le riserve necessarie per svincolarsi dal dragone. Per questo, la via per l’autonomia strategica – o qualcosa che ci si avvicini – è l’economia circolare

Lo afferma il position paper “Materie prime critiche e produzioni industriali italiane. Le opportunità derivanti dall’economia circolare”, realizzato da The European House Ambrosetti in collaborazione con Iren. Presentato ieri a Roma alla presenza del Ministro delle Imprese Adolfo Urso, il documento ha cercato di fare il punto della situazione.

Nel 2023 la Commissione Europea ha identificato 34 materie prime critiche per l’industria, di cui la Cina è oggi il principale fornitore (56%). Come si legge nella nota di Iren, “se Pechino interrompesse la fornitura di terre rare all’Europa, da qui al 2030 sarebbero a rischio 241 GW di eolico (47% del totale) e 33,8 milioni di veicoli elettrici (66% del totale), rendendo impossibile il raggiungimento degli obiettivi legati alle linee guida europee”.

Con il Critical Raw Materials Act, emanato a marzo 2023 dalla Commissione Europea, si cerca una via di uscita. La concentrazione del mercato rischia infatti di creare maggiore insicurezza. Secondo la normativa, estrazione, raffinazione e riciclo dovranno soddisfare, rispettivamente, almeno il 10%, 40% e 15% del fabbisogno europeo di materie prime critiche. L’obiettivo è di rendere le filiere industriali più resilienti e meno dipendenti da Paesi terzi. Inoltre, al massimo il 65% delle materie prime critiche consumate potranno essere importate da un singolo Paese. 
“In questo quadro, l’economia circolare rappresenta quindi una leva ad alto potenziale”, spiegano i promotori del documento. Lo stock di prodotti riciclabili da qui al 2040 è previsto crescere di 13 volte. In questo contesto, il riciclo potrà soddisfare nel 2040 dal 20% al 32% del fabbisogno italiano annuo di materie prime strategiche. Ma per farlo serve investire negli impianti, secondo The European House Ambrosetti. La stima del forum è che in Italia saranno necessari 7 impianti per valorizzare i prodotti che contengono materie prime critiche, per un investimento complessivo di circa 336 milioni di euro.