Gli esportatori di materiali ferrosi per le costruzioni valutano gli impatti su business degli obiettivi UE per l’acciaio verde
(Rinnovabili.it) – L’International Rebar Exporters and Producers Association (IREPAS) mette in guardia l’Europa. Secondo i dirigenti dell’organizzazione, che riunisce i produttori di tondini di ferro per cemento armato, occorre limitare le esportazioni di rottami ferrosi perché presto tutti questi rifiuti saranno necessari per produrre acciaio verde. Il passaggio tecnologico che vedrà aumentare i forni elettrici ad arco infatti, sta per rivoluzionare il settore metallurgico e il riciclo dei materiali ferrosi non può più essere un’attività marginale. Deve infatti contribuire alla produzione di nuovo acciaio con emissioni ridotte, in ottica di diversificazione delle forniture e riduzione della dipendenza dall’estero.
Per farlo, però, un altro business deve cedere il passo e rinnovarsi: quello dell’export di rottami. Il presidente dell’IREPAS, Jens Björkman, prevede infatti che “entro un periodo di cinque anni l’UE consumerà la maggior parte del rottame generato nella regione, poiché la sua produzione di acciaio cambierà, spinta dagli obiettivi di produzione dell’acciaio verde“.
Per impostare questo cambiamento, infatti, l’UE ha varato una revisione del regolamento sull’export di rifiuti, che secondo Björkman creerà problemi al flusso commerciale verso i paesi non OCSE. Tuttavia, la Turchia – che è una delle principali destinazioni per la fornitura di rottami – non ne risentirà.
Tutte le aziende dell’UE che esportano rifiuti al di fuori del blocco dovranno garantire che le strutture che ricevono i loro materiali siano soggette a un audit indipendente. Lo scopo è garantire che chi prende in carico i rifiuti dell’UE li gestisca in modo ecologicamente corretto. Inoltre, le esportazioni dell’UE di rifiuti non pericolosi per il riciclo saranno consentite solo a quei paesi non OCSE che danno il loro consenso e dimostrano la capacità di trattarli in modo sostenibile.
Paletti non indifferenti, che servono ad evitare un dumping ecologico nei confronti di paesi terzi. Come sempre, tutto dipenderà dalla qualità dei controlli e degli audit, nelle maglie dei quali potranno (o non potranno) passare vecchie pratiche antiecologiche.