Una ricerca ha elaborato la classifica dei produttori di rifiuti del packaging: l’UE è al secondo posto, subito dopo l’America. Terza per consumo dopo America e Asia.
La produzione e i rifiuti del packaging nell’industria
(Rinnovabili.it) – Una ricerca, costruita con i dati sulla produzione globale dei rifiuti della Banca Mondiale e su quelli del database EXIOBASE, racconta la classifica dei principali produttori di rifiuti del packaging nel mondo. Lo studio, pubblicato sul Journal of Industrial Ecology, colloca l’Europa al secondo posto per produzione, subito dopo l’America.
Il settore che principalmente produce il maggior numero di rifiuti dal packaging è l’industria alimentare: “Cibi ricchi di proteine come la carne, il pesce e i latticini sono diffusissimi nelle Americhe, e si tratta di merce che genera moltissimi rifiuti legati al packaging”, ha spiegato Sandy Dall’erba, direttore del Center for Climate, Regional, Environmental and Trade Economics (CREATE) dell’Università dell’Illinois.
I prodotti più “inquinanti” da questo punto di vista sono pesce e latticini: “Per fare un esempio – ha raccontato Dall’erba – ogni chilo di pesce consumato produce in media un chilo e mezzo di rifiuti. La plastica purtroppo è difficile da rimpiazzare, perché non abbiamo altri materiali in grado di proteggere la freschezza dei cibi che vengono spediti in giro per il mondo. Per questo dobbiamo cercare di sviluppare nuove tecnologie che rendano la plastica più biodegradabile, come quelle basate sulle alghe. Ma dobbiamo anche introdurre normative più stringenti, che scoraggino la produzione e l’utilizzo del packaging di plastica”.
La classifica dei produttori di rifiuti dal packaging
Lo studio, prodotto dall’Università dell’Illinois, ha mappato i principali responsabili del problema. Tra le nazioni, primi al mondo gli Stati Uniti che da soli producono il 19% dei rifiuti globali del packaging. Segue il Brasile che ne produce il 14%, subito dopo la Cina con il 12%.
Rispetto ai consumi, Nord e Sud America insieme raggiungono il 36% del totale. Al secondo posto si colloca l’Asia (26%), al terzo l’Europa, con il 23%.