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L’economia circolare non può prescindere dalla riduzione dei rifiuti

L’Agenzia Europea dell’Ambiente suggerisce alcune misure per attuare il piano europeo per l’economia circolare e non mancare gli obiettivi concordati

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Per far crescere l’economia circolare non basta il riciclo: bisogna ridurre gli input

(Rinnovabili.it) – Il piano d’azione per l’economia circolare dell’Unione Europea sta andando troppo lento. Serve un’accelerazione importante per raggiungere l’obiettivo di raddoppiare la quota di materiali riciclati utilizzati nell’economia del blocco entro il 2030. Lo segnala un nuovo briefing dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA), che accende un faro sull’operato delle istituzioni europee e dei leader nazionali dei 27 paesi membri. Occorre passare da un tasso di circolarità dell’11,7% del 2020 al 23,4% nel 2030 per rispettare gli impegni presi.

L’Agenzia sottolinea inoltre che non basterà potenziare il riciclo, ma serve ridurre gli input, quindi la produzione di materiali. Non è la prima volta che l’EEA pone un tema indigesto per i regolatori, che rimangono fedeli a misure legate alla crescita della produzione e dei consumi per ottenere aumenti del PIL. Tuttavia, questo sistema di misurazione non incorpora le esternalità ambientali a dovere e potrebbe non essere più in grado di fornire una fotografia accurata dello stato di salute della società.

Nemmeno l’efficienza, da sola, può bastare a risolvere il problema della quantità di materia e di energia che attraversa il sistema economico. Infatti, non si riesce a disaccoppiare stabilmente la crescita economica dall’estrazione di materia prima e dall’impatto ambientale. Occorre quindi una combinazione fra due elementi: un aumento del tasso di riciclo di tutti i rifiuti trattati dall’attuale 40% al 70%, ma anche una riduzione del 15% degli input complessivi e del 34% dei combustibili fossili utilizzati.

La prevenzione dei rifiuti rimane una delle strategie chiave per raggiungere un’economia circolare, perché contribuisce alla riduzione dell’uso delle risorse, massimizza la vita utile di prodotti e materiali e promuove la domanda di prodotti più sostenibili. Oggi invece la quantità di nuovi materiali utilizzati nell’economia è circa otto volte superiore alla quantità di materiali riciclati.
I minerali non metallici rappresentano circa la metà di tutti i materiali utilizzati nell’economia, seguiti da biomassa, combustibili fossili e minerali metallici. Dal punto di vista degli impatti ambientali, il quadro è notevolmente diverso. I combustibili fossili rappresentano il 35% dell’impronta ambientale dei materiali pronti all’uso, la biomassa il 32%, i metalli il 26% ei minerali non metallici solo il 6%.