di Andrea Barbieri Carones
Il contributo del settore delle pavimentazioni stradali al raggiungimento degli obiettivi climatici
(Rinnovabii.it) – La transizione ecologica viaggia anche sulle strade. Non solo motori elettrici o a idrogeno possono fare la differenza ma anche pavimentazioni stradali con “elevate prestazioni”, maggiore durata di vita e alti tassi di riciclo.
Queste misure, infatti, riducono il fabbisogno energetico e contribuiscono in modo significativo alla riduzione delle emissioni di gas serra e del consumo di risorse naturali.
Il tema è stato affrontato durante il Convegno “Le strade al bivio della transizione ecologica”, organizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile in collaborazione con il Green City Network e il patrocinio del Consiglio Nazionale degli Ingegneri.
Questi è stato proposto un percorso in otto punti per l’elaborazione di linee guida nazionali che introducano un approccio green e circolare alla manutenzione dei 670 mila km di pavimentazioni stradali della rete viaria italiana.
L’obiettivo è di dare un contributo alla transizione del settore verso una gestione sostenibile, contribuire a raggiungere gli obiettivi climatici del Paese e preservare il valore economico delle pavimentazioni valutato in oltre mille miliardi di euro.
“Il contributo del settore delle pavimentazioni stradali al raggiungimento degli obiettivi climatici – ha dichiarato Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile – può venire da un rinnovato approccio di gestione nell’ottica di ciclo di vita della pavimentazione stessa. Dalla progettazione, alla scelta dei materiali, alla realizzazione dei lavori, che favorisca la circolarità delle risorse e riduca le emissioni di gas serra. Una gestione orientata al ciclo di vita consente inoltre di ottimizzare le risorse economiche degli enti e delle amministrazioni pubbliche preposte alla gestione e garantisce una maggiore sicurezza per gli utenti”.
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I numeri della “transizione ecologica stradale”
Sul piatto della transizione ecologica su strada ci sono numeri importanti. Basti pensare che, in termini di ciclo di vita, l’esecuzione dei lavori di manutenzione di una pavimentazione con tecnologie circolari che consentano il completo riciclo dei conglomerati bituminosi a temperature ridotte genera un risparmio fino al 40% delle emissioni di CO2. Il tuttorispetto a lavori eseguiti con i metodi a caldo tradizionalmente adottati.
Questo senza contare la riduzione della pressione sul capitale naturale per la produzione di bitume e aggregati vergini.
La strada però è ancora lunga, visto che oggi meno del 20% dei conglomerati posati in opera in Italia sono prodotti a basse temperature o con bitumi modificati. E solo il 25% dei 9,5 milioni di tonnellate di conglomerato bituminoso da recupero generato ogni anno da operazioni di manutenzione viene riciclato per la posa in opera, contro l’82% della Germania e il 70% della Francia.
Le linee guida per una corretta manutenzione stradale
Durante il convegno, sono stati proposti otto punti come indirizzo per l’elaborazione di linee guida nazionali per accompagnare il settore nella transizione verso la sostenibilità.
- Riutilizzo di conglomerato bituminoso da recupero
Incentivare il riutilizzo del conglomerato bituminoso da recupero proveniente dalla demolizione delle pavimentazioni stradali. Offre vantaggi ambientali sia per il consumo di risorse, sia per le emissioni di gas serra. Negli ultimi anni, l’entrata in vigore della normativa End-of-Waste per i conglomerati bituminosi da recupero ha favorito un leggero incremento del loro riciclo nei lavori di manutenzione. Ma non abbastanza.
- Efficienza energetica nella produzione e stesa dei conglomerati bituminosi
Per l’efficienza energetica del settore sono necessari progetti, tecnologie e pratiche di esecuzione dei lavori in favore dell’utilizzo di conglomerati bituminosi preparati e stesi a temperature ridotte, nonché a freddo. E l’utilizzo di fonti rinnovabili e impianti completamente elettrici.
- Tecnologie con bitumi/conglomerati modificati e polimeri da riciclo
Allungare il ciclo di vita della pavimentazione. Questo con tecnologie che prevedano l’utilizzo di polimeri modificanti nella preparazione delle miscele di conglomerato, utilizzando anche materiali provenienti dal riciclo di rifiuti. Esempio: il polverino di gomma proveniente dal recupero di pneumatici fuori uso o poliolefine derivate dal riciclo di plastiche selezionate.
- Programmazione delle manutenzioni e prevenzione dei dissesti
Le manutenzioni non devono essere considerate come mere attività di riparazione, ma come gestione delle pavimentazioni stradali. ll controllo e il monitoraggio periodico dello stato di salute delle strade è essenziale. Questo perché contribuisce a una maggiore durata di vita utile di esercizio di una pavimentazione, influendo positivamente sulla sostenibilità dell’opera.
- I CAM strade per accompagnare la transizione
L’adozione di un decreto CAM (criteri ambientali minimi) per le pavimentazioni stradali. Ossia di un provvedimento prioritario per orientare le scelte della pubblica amministrazione verso tecnologie e soluzioni a ridotto impatto ambientale, nonché per stimolare il mercato al raggiungimento di tali obiettivi.
- Adeguamento delle norme tecniche alla disponibilità di tecnologie innovative e circolari
Un aspetto cruciale nella transizione ecologica del settore verso la sostenibilità è l’adeguamento delle norme attuali di progettazione, costruzione e manutenzione delle strade alle tecnologi disponibili.
- Valutazioni di costo ciclo di vita a supporto delle decisioni di spesa
Il Codice degli Appalti Pubblici prevede che nelle gare d’appalto per l’acquisto di beni e servizi da parte dell’amministrazione pubblica siano presi in considerazione i costi di ciclo di vita del bene. Inclusi i costi associati alle esternalità ambientali, tra cui quelli legati all’attenuazione dei cambiamenti climatici e alle emissioni di gas a effetto serra. Sarebbe opportuno favorirne un’ampia applicazione, affiancando una corretta formazione dei manager delle amministrazioni pubbliche coinvolte.
- Formazione continua e condivisione di conoscenze
Mettere a sistema le competenze ingegneristiche, economiche, ambientali, normative e organizzative. Nonché le esperienze di cantiere. Tutto ciò deve essere accessibile con piattaforme digitali anche nell’ambito dei programmi di formazione continua del personale.