Lanciata meno di un anno fa, la Plastic Tax britannica ha permesso di raccogliere 263 milioni di sterline nei primi 10 mesi
La Plastic Tax ha superato di slancio gli obiettivi fissati dall’Agenzia delle entrate UK
(Rinnovabili.it) – Nel Regno Unito la Plastic Tax funziona. Almeno per quanto riguarda la sua capacità di rimpinguare le casse dello stato. Gli ultimi dati dell’Agenzia delle entrate UK rivelano che il balzello sul packaging in materiale plastico ha garantito la raccolta di 263 milioni di sterline nei primi 10 mesi dalla sua entrata in vigore.
Significa che l’imposta ha già superato di slancio gli obiettivi dell’agenzia, perché le stime erano di 235 milioni di sterline nei primi 12 mesi. La domanda che resta aperta è: oltre a fornire fondi freschi al governo, la tassa sulla plastica sarà in grado anche di ridurne la produzione? Perché uno dei motivi alla base della misura è proprio questo: scoraggiare i produttori.
L’altro interrogativo è: cosa finanzieranno i proventi della plastic tax? Il governo britannico ha recentemente annunciato l’intenzione di incoraggiare gli investimenti nel riciclo entro la fine dell’anno. Per calcolare quanta plastica riciclata viene inserita all’interno del packaging, occorre però fare i calcoli a dovere. Per questo verrà aperta una consultazione che raccoglierà feedback sull’opportunità di adottare un approccio basato sul bilancio di massa. Si tratta di un metodo che serve per determinare l’uso del contenuto riciclato in prodotti in plastica come gli imballaggi, al fine di rivendicare e commercializzare il contenuto come “riciclato”.
Sembra però che il paese si stia orientando sulla promozione del riciclo chimico, che gli ambientalisti considerano molto vicino al greenwashing. Meglio sarebbe, ritengono, se fosse relegato a una posizione inferiore rispetto al riciclo meccanico nella gerarchia dei rifiuti. Inoltre, dovrebbe limitarsi a rifiuti di plastica durevoli che non possono essere riciclati meccanicamente.
In Italia intanto, la lunga lista di rinvii della plastic tax, da applicarsi ai cosiddetti “manufatti con un singolo impiego”, ha vissuto recentemente un nuovo capitolo. Con la legge di bilancio 2022 è stata posticipata al 2024. Ma non è affatto detto che sia l’ultima volta.