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La moda circolare fa davvero bene all’ambiente?

Secondo un’inchiesta della rivista Time, i benefici ambientali della moda circolare sono scarsi se non si trasforma il settore alla radice

moda circolare
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Crescono nel mondo le iniziative di moda circolare, ma la sostenibilità è minima o nulla

(Rinnovabili.it) – Quello della moda circolare è un trend in crescita, che tocca la sensibilità delle persone e ci fa sentire consumatori migliori. Tuttavia, l’impatto positivo sull’ambiente delle diverse iniziative adottate dalle imprese è trascurabile. Lo afferma un’inchiesta della rivista Time, pubblicata da una giornalista che ha provato una app dedicata all’affitto di vestiti per allungarne la vita utile.

Sempre più spesso, i marchi del tessile adottano iniziative per evitare l’usa e getta. Alcuni negli ultimi anni hanno lanciato i propri servizi di rivendita, noleggio o riciclo. Infatti, l’industria della moda è finita più volte nell’occhio del ciclone per i suoi impatti ecologici. Tra il 4% e il 10% delle emissioni globali di gas serra vengono da questo settore. Le stime tengono in conto il processo di coltivazione, raccolta e lavorazione delle materie prime, la trasformazione in vestiti e il trasporto nei negozi di tutto il mondo. Questa filiera richiede enormi quantità di acqua, chimica ed elettricità, per poi avere un utilizzo risibile. La maggior parte dei vestiti venduti negli USA, nota il Time, diventano rifiuti dopo essere stati indossati meno di cinquanta volte. Il che significa che finiscono in discarica o in un inceneritore.

La moda circolare si propone di migliorare queste statistiche. Secondo la fondazione Ellen MacArthur, che promuove l’economia circolare del tessile, questo potrebbe diventare un settore da 700 miliardi di dollari entro il 2030.

Ma al di là del marketing, i benefici ambientali di programmi come il noleggio, il riciclo o la rivendita di capi di abbigliamento sono tutti da dimostrare. Anche il riciclo ha una sua intensità energetica, così come il noleggio, che prevede un aumento dei trasporti da una parte all’altra.

La realtà è che occorre trasformare dalla base l’industria della moda. Applicare piccoli correttivi alla fine di una filiera disfunzionale non salverà il nostro ecosistema.