Un processo testato dall’Università di Waterloo per il recupero dei minerali critici può restituire valore anche a questi rifiuti industriali
(Rinnovabili.it) – Quella mineraria è una delle industrie più impattanti sul pianeta. Renderla più efficiente, quindi, è imperativo per evitare sia l’esaurimento delle risorse anzitempo, sia minimizzare le esternalità ambientali. Per questo, i ricercatori della Università di Waterloo, in Canada, hanno sviluppato una nuova tecnica che utilizza i microbi per il recupero dei minerali critici e lo stoccaggio del carbonio nei rifiuti prodotti dall’estrazione.
Il processo, raccontato in un articolo scientifico pubblicato sulla rivista PLOS Biology, utilizza la biolisciviazione per il recuperare metalli dagli sterili, il materiale solido di scarto che rimane dopo la lavorazione del minerale.
I vecchi sterili contengono, infatti, una quantità di minerali critici che possono tornare nella filiera. I microbi, con la loro azione costante, aiutano ad abbattere il minerale, rilasciando tutti i metalli preziosi che non erano stati completamente recuperati. La biolisciviazione, fra l’altro, è molto più veloce dei processi naturali di alterazione biogeochimica.
Il lavoro dei microbi ha anche un altro risvolto positivo: la cattura dell’anidride carbonica dall’aria, che viene poi immagazzinata nei residui. In un processo naturale chiamato mineralizzazione del carbonio, la CO2 reagisce con alcuni minerali presenti negli sterili. La reazione intrappola il gas serra in un minerale simile al cemento, dove può rimanere per migliaia di anni.
Secondo lo studio, la mineralizzazione del carbonio attivata dai microbi potrebbe compensare più del 30% delle emissioni annuali di un sito minerario. Potenziali benefici ambientali a cui si aggiungono possibili ritorni economici: gli sterili più vecchi tornano infatti ad acquisire un valore, altrimenti sarebbero considerati rifiuti industriali.
Gli scienziati di Waterloo si spingono ad immaginare un’industria mineraria a emissioni nette zero, o addirittura negative, ma oggi siamo molto distanti da questa prospettiva. L’impegno negli investimenti per ripensare in chiave circolare l’estrazione di materie prime può avere efficacia solo in combinazione con regole ineludibili, incentivi economici e piani per la riduzione progressiva dell’apporto di materia prima nei prodotti.