Impiegano mesi per imparare forme, dimensioni e tipologie di rifiuti, ma presto saranno in grado di fare una separazione accurata, ottimizzando il processo dell’economia circolare
Le macchine utilizzano l’intelligenza artificiale per separare gli oggetti che scorrono sul nastro trasportatore
(Rinnovabili.it) – Una nuova generazione di robot per lo smistamento dei rifiuti comincia a fare capolino negli impianti di riciclo degli Stati Uniti. Hanno braccia articolate e sistemi di osservazione più intelligenti, e stanno iniziando a lavorare a fianco degli esseri umani. Chi li realizza ha in animo di farne dei paladini metallici dell’economia circolare, in grado di svolgere mansioni banali e ripetitive come la separazione tra i materiali riciclabili e tutti gli altri oggetti.
Ad oggi si tratta di giocattoli ancora ingombranti e costosi – fino a 300 mila dollari l’uno – ma sono in corso attività di ricerca e sviluppo per ridurne le dimensioni e ottenere macchine che occupano lo spazio di un lavoratore umano. Che a quel punto diventerà superfluo.
“I robot migliorano la purezza dei materiali, spremendo più valore dal flusso di rifiuti”, dice ad Axios Matanya Horowitz, fondatrice di AMP Robotics, una delle aziende leader in questo settore.
Il riciclo a flusso singolo, in cui tutti i materiali riciclabili sono collocati nello stesso cestino, ha reso tutto più facile per i consumatori negli Stati Uniti, ma il 25% del materiale che arriva agli impianti è impossibile da recuperare e privo di valore per gli acquirenti, secondo la Climate School della Columbia University.
Comprare un robot capace di fare una cernita accurata diventa allora un’idea che i riciclatori possono accarezzare. Questi mezzi funzionano come degli aspirapolvere: monitorano il flusso di rifiuti e usano le loro braccia meccaniche per captare quelli adatti al riciclo. Sono in grado, grazie alla tecnologia ottica basata sull’intelligenza artificiale, di fornire dati in tempo reale sulla qualità del flusso di rifiuti: ad esempio, possono notare un barattolo troppo sporco per essere avviato a riciclo, anche se il suo involucro lo permetterebbe. Questo da un lato potrebbe ridurre i rifiuti avviati a riciclo, dall’altro ne aumenterebbe la qualità, ottimizzando il processo.
Il giorno in cui il robot riciclone sostituirà gli esseri umani non è però ancora arrivato. Le macchine impiegano mesi per imparare le forme, le dimensioni e le densità dei materiali. Solo dopo possono essere messe in funzione. A regime però, possono essere più rapidi di una persona nella separazione dei rifiuti.