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Gli italiani credono nell’economia circolare, meno nella sua diffusione

Una ricerca condotta da SWG per l’azienda di ricondizionamento di smarphone Swappie, rivela i sentimenti contrastanti degli italiani per l’economia circolare

economia circolare
Via depositphotos.com

Per 3 persone su 4, anche la tecnologia può essere indirizzata verso una economia circolare

(Rinnovabili.it) – Tutto giusto, certo, ma riuscirà a diventare anche vero? È la domanda che resta apertissima nella mente degli italiani quando gli si domanda se l’economia circolare diventerà mainstream. Lo racconta una ricerca di SWG, commissionata dall’azienda di ricondizionamento di smartphone Swappie. Condotta tra il 28 febbraio e il 6 marzo con sondaggio online su un campione di 1.020 soggetti maggiorenni, la ricerca rivela che nonostante solo un italiano su due familiarizzi con il concetto di economia circolare, l’82% dei cittadini riconosce il ruolo potenzialmente determinante dei suoi principi fondanti per la tutela dell’ambiente. Ma riuscirà a diventare una pratica consolidata? A questa domanda, le risposte sono più scettiche: se il 23% è convinto che il modello di economia circolare avrà una diffusione notevole, 3 intervistati su 5 (59%) sostengono che l’economia circolare non riuscirà a diffondersi abbastanza per essere efficace.

Nonostante la sfiducia, oltre la metà del campione (57%) ritiene che un nuovo modello di sviluppo più sostenibile basato sull’economia circolare sia un percorso già attuabile. Sono soprattutto le donne e i residenti al nord a sostenere questa affermazione.

“Secondo il Rapporto sull’Economia Circolare in Italia (Edizione 2022) del Circular Economy Network, l’Italia, insieme alla Francia, è il paese che lo scorso anno ha registrato le migliori performance di circolarità – spiega Swappie in una nota – Nel Belpaese, la percentuale di riciclo di tutti i rifiuti ha raggiunto il 68% (vs. media europea del 35%) e il tasso di uso circolare della materia ha toccato il 21,6% (vs. media europea del 12,8%)”.

Un modello che, per 3 intervistati su 4, può essere applicato anche ai beni tecnologici, trasformando i rifiuti in risorse con una seconda vita e un possibile rientro nel mercato.

“Ad alimentare questa visione ottimista è anche la preoccupazione per la gestione degli e-waste, diffusa soprattutto tra gli over 40 – spiega la nota – Per la metà di essi questo problema è infatti ancora sottovalutato. Swappie è ben consapevole delle difficoltà legate ai rifiuti elettronici e da sempre li considera come una risorsa, rimettendo in circolo smartphone che altrimenti avrebbero concluso troppo presto il loro ciclo di vita”.

Un modo per allungare il ciclo di vita degli smartphone evitando la produzione di rifiuti elettronici è infatti il ricondizionamento: la metà degli intervistati sostiene che un prodotto ricondizionato è simile al nuovo dal punto di vista del funzionamento (58%) e tra i giovani questa percentuale sale a oltre due terzi.