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Un pizzico di cellulosa migliora il calcestruzzo stampato in 3D

Una minima percentuale di nanofibrille in cellulosa rende il calcestruzzo stampato in 3D più performante e affidabile che mai

calcestruzzo stampato in 3d
Foto di Kadir Celep su Unsplash

Il materiale, derivato dalla polpa di legno, apre nuovi scenari per il calcestruzzo stampato in 3D

Un team di ricerca dell’Università della Virginia ha esplorato per la prima volta l’uso delle nanofibrille di cellulosa per migliorare le proprietà del calcestruzzo stampato in 3D. La tecnologia della stampa 3D rappresenta può rendere il settore più sostenibile ed efficiente. Offre infatti numerosi vantaggi: ad esempio, la rapidità e precisione nelle operazioni di costruzione, la riduzione dei costi e degli sprechi e la possibilità di utilizzare materiali riciclati. Tuttavia, fino ad ora, le opzioni di materiali stampabili erano limitate, sollevando interrogativi sulla loro sostenibilità e durata.

Le nanofibrille di cellulosa, derivate dalla polpa di legno, sono invece un potenziale game changer. Si tratta di un materiale rinnovabile e a basso impatto ambientale, che ha dimostrato di funzionare egregiamente come additivo per migliorare la reologia e la resistenza meccanica dei compositi. A dargli la “benedizione” definitiva è un team di ricerca, guidato da Osman Ozbulut e Ugur Kilic dell’Università della Virginia. Il gruppo ha condotto uno studio dettagliato presso il Resilient and Advanced Infrastructure Lab dell’ateneo statunitense. Ha scoperto che l’aggiunta di almeno lo 0,3% di nanofibrille in cellulosa nella miscela di calcestruzzo ha migliorato significativamente la capacità di trovare equilibrio dopo sollecitazioni e l’integrità strutturale.

Quale futuro per la stampa 3D in edilizia?

La ricerca ha mostrato poi che le nanofibrille di cellulosa migliorano la stampabilità del calcestruzzo, Questi miglioramenti suggeriscono che l’integrazione nei materiali da costruzione stampabili potrebbe portare a pratiche edilizie più sostenibili e resilienti.

Osman Ozbulut, che è docente di ingegneria civile e ambientale all’Università della Virginia, ha sottolineato l’importanza dell’innovazione. Ha anche però messo in guardia: occorre sviluppare una scienza più solida per comprendere meglio gli effetti degli additivi come le nanofibrille in cellulosa sulle prestazioni delle strutture stampate in 3D. I risultati dello studio, che saranno pubblicati a settembre su Cement and Concrete Composites, rappresentano però un passo avanti significativo.

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