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Un additivo trasforma le plastiche tradizionali in plastiche biodegradabili

La sostanza innesca il processo di abbattimento al punto da consentire a batteri e funghi di convertire il materiale in plastica biodegradabile

plastiche biodegradabili
Via depositphotos.com

L’idea è rendere inoffensivi quei rifiuti plastici che sfuggono al riciclo per trasformarli in plastica biodegradabile

(Rinnovabili.it) – Applicare la tecnologia delle plastiche biodegradabili alla plastica convenzionale si può. E il risultato è sorprendente. Lo ha verificato la Symphony Environmental Technologies azienda britannica che ha lanciato un additivo che i produttori di materie plastiche possono utilizzare per rendere gli imballaggi biodegradabili.

L’additivo chiamato d2W riesce ad innescare il processo di abbattimento della plastica al punto tale da consentire a batteri e funghi di bio-assimilarla. Le applicazioni del prodotto includono pellicole per imballaggio, sacchetti per la spesa, contenitori rigidi e chiusure.

D2W è compatibile infatti con polietilene (PE) e polipropilene (PP), compresi polietilene lineare a bassa densità (LLDPE), polietilene a bassa densità (LDPE), polietilene ad alta densità (HDPE) e polipropilene biorientato (BOPP).

A contatto con terra e acqua, le plastiche contenenti l’additivo vengono convertite in anidride carbonica (CO2), acqua e biomassa nell’arco di 17-22 mesi, grazie all’azione microbica. L’azienda dichiara anche che con il degrado non rimangono metalli pesanti o materiali tossici, comprese le microplastiche. Le materie plastiche prodotte con l’additivo, infatti, hanno superato l’analisi dei metalli pesanti e i test di ecotossicità dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE).

Bastano ossigeno, luce solare e temperatura ambiente per innescare la trasformazione chimica. In queste condizioni, la plastica si degrada per ossidazione fino a quando il suo peso molecolare è sufficientemente basso da consentire a batteri e funghi di metabolizzarla.

Un simile additivo non potrebbe quindi funzionare in condizioni anaerobiche. Tuttavia, si propone come una soluzione per gli imballaggi che sfuggono a questi canali di smaltimento. Una quota ancora molto consistente, che vale almeno il 22% del totale dei rifiuti di plastica secondo le stime.
L’additivo d2W ha superato gli standard globali per i test della plastica biodegradabile, e uno studio condotto dall’Agence Nationale de la Recherche francese mostrano che “la plastica si biodegrada nell’acqua di mare e lo fa con un’efficienza significativamente superiore rispetto alla plastica convenzionale. Il livello di ossidazione ottenuto grazie al catalizzatore prodegradante d2w è risultato essere di cruciale importanza nel processo di degradazione”.