Durabilità e riparabilità dei prodotti da un lato, divieto di greewashing e limitazioni all’obsolescenza programmata dall’altro. Questi gli obiettivi della Commissione Europea, che propone di aggiornare le norme a tutela dei consumatori. L’obiettivo è garantire la possibilità di effettuare acquisti consapevoli e adottare stili di vita rispettosi dell’ambiente.
Le proposte della Commissione Europea per la tutela dei consumatori
(Rinnovabili.it) – La Commissione Europea propone un intervento a tutela dei consumatori modificando la direttiva che la norma. Gli interventi sono immaginati in quattro direttrici principali: la durabilità, la riparabilità, il divieto di greewashing e la limitazione dell’obsolescenza programmata. L’obiettivo è spingere i produttori ad assumere atteggiamenti più responsabili dal punto di vista ambientale. La proposta mira a supportare i consumatori in stili di vita virtuosi, in linea con gli obiettivi climatici e il Green Deal. E’ stata inserita nella nuova agenda dei consumatori e nel piano d’azione per l’economia circolare.
Didier Reynders, Commissario per la Giustizia, ha dichiarato: “La questione è semplice. Se non inizieremo a consumare in modo più sostenibile, non riusciremo a raggiungere gli obiettivi del Green Deal europeo. Sebbene la maggior parte dei consumatori desideri offrire il proprio contributo, abbiamo assistito a un aumento delle pratiche di “greenwashing” e di obsolescenza precoce. Per diventare i veri attori della transizione verde i consumatori devono avere il diritto di essere informati per compiere scelte sostenibili e devono essere tutelati dalle pratiche commerciali sleali che abusano del loro interesse ad acquistare prodotti verdi”.
Il percorso tracciato dalla Commissione Europea
Lo scorso 23 febbraio la Commissione aveva già proposto una direttiva sul dovere di diligenza delle imprese ai fini della sostenibilità. La norma impone alle imprese di rendere conto dei propri impatti su ambiente e diritti umani, lungo tutti i passaggi della propria filiera.
Anche la richiesta di impegni volontari per il consumo sostenibile rientra nel solco di questa azione.
L’obiettivo della Commissione è di rendere l’Europa a impatto zero entro il 2050, per questa ragione sono in campo diverse iniziative:
– l’iniziativa sui prodotti sostenibili;
– l’iniziativa per dimostrare la veridicità delle dichiarazioni di ecocompatibilità ;
– l’iniziativa sul diritto alla riparazione dopo l’acquisto, in ottica complementare all’odierna che richiede l’obbligo di informare i consumatori sulla riparabilità in fase di vendita.
Věra Jourová, Vicepresidente per i Valori e la trasparenza, ha dichiarato che spesso i consumatori sono indotti a non compiere scelte etiche. “Sosteniamo i consumatori che desiderano sempre più scegliere prodotti che durano più a lungo e che possono essere riparati, e dobbiamo garantire che il loro impegno in questo senso non sia ostacolato da informazioni ingannevoli. Con la presente proposta forniamo loro nuovi ed efficaci strumenti perché compiano scelte consapevoli aumentando la sostenibilità dei prodotti e della nostra economia”.
Cosa chiede l’UE per la tutela dei consumatori
Secondo gli studi prodotti dalla Commissione, i consumatori europei individuano nella mancanza di dichiarazioni ambientali attendibili il principale ostacolo ad adottare stili di vita green. In molti sarebbero disposti a pagare di più un prodotto, se fosse garantita una maggiore durabilità: questi gli esiti della consultazione tenuta prima della proposta. La Commissione ha ascoltato più di 12.000 consumatori, imprese, esperti e autorità nazionali.
E’ emerso inoltre un quadro di pratiche commerciali sleali, che disincentivano attivamente le scelte maggiormente sostenibili. Le principali sono sicuramente obsolescenza precoce, greenwashing, marchi di sostenibilità non trasparenti o poco credibili. Le proposte saranno adesso discusse da Consiglio e Parlamento, per poi essere adottate e recepite dagli Stati membri.
Le proposte di modifica alla direttiva si basano sostanzialmente sulla necessità di trasparenza in merito a durabilità certa, consumo di energia, riparabilità e aggiornabilità dei prodotti. I produttori potranno scegliere se informare attraverso il web o direttamente tramite gli imballaggi dei prodotti, purché le informazioni siano fornite in maniera chiara e preventiva all’acquisto.
La proposta si estendono anche a una modifica della direttiva sulle pratiche commerciali sleali, annoverando tra le pratiche ingannevoli anche le dichiarazioni di prestazioni ambientali non chiare e verificabili.
Aggiunge inoltre nuovi punti alla lista delle pratiche commerciali sleali, in particolare:
– omissione al consumatore di caratteristiche volte a limitare la durata del bene;
– dichiarazioni ambientali generiche e non dimostrabili come l’utilizzo indiscriminato delle dizioni “eco” o “verde”;
– dichiarazioni ambientali ingannevoli, omettendo aspetti di un prodotto meno virtuosi di altri;
– esibizione di marchi di sostenibilità volontari e arbitrari;
– omissione del fatto che il prodotto necessita di materiali, ricambi o accessori forniti dallo stesso produttore.