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Una startup vicentina utilizza scarti agricoli per sostituire la plastica

sostituire la plastica
Fonte: Mixcycling

Dai tappi al packaging, l’azienda è in grado di sostituire la plastica con sottoprodotti vegetali

(Rinnovabili.it) – Si chiama Mixcycling, ed è una start-up vicentina fondata tre anni fa da manager con esperienza industriale. Grazie a un progetto Horizon ha sperimentato un metodo per sostituire la plastica con materiali a base biologica e trasformare gli scarti agricoli in materiali per il packaging. Grazie al supporto di NSBproject, partner del progetto, Mixcycling ha consegnato i primi risultati il mese scorso.

L’innovazione tecnologica riguarda i processi di lavorazione e valorizzazione di materiali di scarto agricolo come lolla di riso, vinacce, camomilla e sughero. I quattro casi di studio corrispondenti, approfonditi dal progetto, hanno previsto la produzione di packaging alimentare e la creazione di tappi sostenibili, ottenendo risultati molto positivi. Questo ha aperto nuove prospettive per la sostituzione della plastica in altri settori, dove nessun altro materiale fino ad oggi garantiva le stesse prestazioni in termini di robustezza, igiene e flessibilità.

Collaborando con la startup italiana, Stoelzle Glass Group, azienda che crea contenitori in vetro per l’industria alimentare e cosmetica, ha realizzato tappi con scarti di lavorazione del sughero e lolla di riso. Adamo Srl ha realizzato una collezione di bicchieri, tazze da caffè, insalatiere e posaterie con i sottoprodotti dello scarto del caffè, la vinaccia, la camomilla e la lolla di riso. Insomma, una linea totalmente compostabile e biobased. SCHMID Spa, azienda di fornitura di tessuti e materiali per il mercato calzaturiero, ha potuto realizzare RebornSkin, un nuovo tessuto sostenibile attraverso l’associazione polimerica di elementi bioplastici vegetali e scarto della pelle. Stilfibra srl ha potuto produrre, invece, sedie di design con biopolimeri da scarti di miscanto, vinaccia, caffè o camomilla. 

L’approccio di Mixcycling si basa su un processo brevettato e una tecnologia proprietaria in grado di “nobilitare gli scarti organici e di unirli a materiali plastici sia di derivazione organica che vegetale, e dando una seconda vita a quelli di origine fossile”. La startup lavora anche con grandi gruppi industriali, da Luxottica a Unicredit e Lavazza.

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