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Dal riciclo di fiori un’alternativa alla pelle animale 

riciclo fiori
via depositphotos.com

Quando il fondatore di Phool  Ankit Agarwal si è reso conto del livello di inquinamento prodotto dai pesticidi sui fiori gettati nel Gange, ha deciso di sperimentarne il riciclo. La prima idea è stata quella di produrre incenso, ma durante il processo hanno scoperto, con sorpresa, che l’operazione generava un nuovo materiali perfettamente sostituibile alla pelle animale utilizzata in abbigliamento.

Tutto è iniziato nel 2015, durante il festival di Makara Sankranti, quando Ankit Agarwal ha osservato la quantità di fiori inquinanti – perché ricchi di pesticidi – gettati nel Gange, e ha avuto un’idea per il loro riciclo: produrre incenso. 

Il fondatore di Phool e l’amico con cui partecipava al festival avevano notato che i pellegrini bevevano, da tradizione, le acque del Gange, il fiume sacro; nelle stesse acque però i templi scaricavano i fiori usati, ricchi di pesticidi e per questo tossici, ad arricchire le problematiche ambientali per quello che è conosciuto come il secondo fiume più inquinato del mondo.  Da lì Ankit ha avuto l’idea che gli ha cambiato la vita: recuperare quei fiori e, attraverso il loro riciclo, produrre incenso. Era solo l’inizio di un percorso che, inaspettatamente, lo ha portato altrove. 

Dal riciclo dei fiori un’alternativa sostenibile alla pelle animale in moda

Dopo la fondazione e l’avvio delle attività di Phool, Ankit ha infatti potuto osservare un fenomeno che ha poi raccontato quando è divenuto finalista dell’Earthshoot Prize: “Abbiamo iniziato questo percorso con un’idea semplice: ripulire il fiume più sacro dell’India. Nel processo, abbiamo scoperto che sul pavimento della nostra fabbrica cresceva un materiale che potrebbe un giorno sostituire la pelle animale in maniera efficace. A volte le idee innovative provengono da situazioni improbabili, e vogliamo ringraziare The Earthshot Prize per aver riconosciuto il nostro”.

Dalle fibre scartate dal processo di riciclo dei fiori in incenso si era formata una sostanza opaca e spessa, cui Phool ha dato il nome Fleather: i tecnici della start up sono certi che potrà sostituire in maniera efficace la pelle utilizzata nell’industria della moda, fornendo un’alternativa sostenibile e al tempo stesso di alta qualità. 

Dall’avvio delle sue attività Phool ha già raccolto e avviato al riciclo 13.000 tonnellate di fiori e al momento riesce a produrre più di 8 metri quadrati di Fleather al giorno.

L’impresa ha inoltre fornito occupazione a 163 donne della casta Dalit, che raccolgono i fiori di scarto che verranno poi avviati alla trasformazione, ma l’ambizione di Ankit è di arrivare a impiegare, nei prossimi anni, fino a 5.000 persone grazie agli accordi per le forniture di una serie di giganti del fashion. 

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