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Regolamento Ecodesign: governi UE votano il divieto di buttare vestiti nuovi

Il negoziato UE sul regolamento Ecodesign fa un passo avanti. Gli stati membri favorevoli a un divieto immediato di distruggere prodotti tessili

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Via depositphotos.com

Obiettivo del regolamento Ecodesign è aiutare i consumatori ad acquistare prodotti riutilizzabili, riparabili e riciclabili

(Rinnovabili.it) – I governi europei hanno adottato ieri una posizione nel Consiglio dell’UE sul regolamento Ecodesign, il testo normativo che dovrebbe rilanciare la progettazione ecocompatibile nell’Unione. I consumatori dovrebbero infatti poter acquistare prodotti più durevoli, riutilizzabili, riparabili e riciclabili.

La misura più importante, quella che ha guadagnato i titoli dei giornali, è il divieto di distruggere prodotti tessili, calzature e abbigliamento. L’obiettivo è ridurre l’impatto ambientale di capi di vestiario rimasti invenduti o resi dai clienti del fiorente commercio online. Il fenomeno infatti è in crescita, con merci prodotte, trasportate ma poi distrutte senza mai essere utilizzate.

Si tratta di un problema di prima grandezza. Il consumo di prodotti tessili in Europa ha infatti il quarto maggior impatto sull’ambiente e sul cambiamento climatico dopo la filiera alimentare, il settore residenziale e i trasporti. Ogni anno in UE vengono gettate via circa 5,8 milioni di tonnellate di tessuti, circa 11 kg a persona, la maggior parte dei quali finisce in discarica o nell’inceneritore.

La proposta esclude per 4 anni le medie imprese (tra 50 e 250 dipendenti) ed esenta completamente le piccole e microimprese (meno di 50 dipendenti). Previsto anche un periodo di due anni per il varo di misure nazionali coerenti. Tuttavia, viene migliorato il testo inizialmente prodotto dalla Commissione Europea, che prevedeva una valutazione di impatto economico che avrebbe rallentato l’entrata in vigore del divieto.

Il regolamento ecodesign ha l’obiettivo generale di istituire un quadro di criteri per il design dei prodotti sostenibili, sostituendo la direttiva del 2009 e allargandone il campo di applicazione. In questo modo, l’UE tenta di stabilire requisiti di sostenibilità ambientale per un maggior numero di merci immesse sul mercato comune. Si prevede anche di introdurre un passaporto digitale, con informazioni sulla composizione dei prodotti. L’etichetta dovrebbe renderli più facili da riparare e riciclare. In più, favorirebbe la tracciabilità di sostanze pericolose al loro interno o lungo la filiera.

Ora la proposta degli stati membri dovrà confrontarsi con quella che prenderà il Parlamento Europeo, per giungere a una sintesi nel dialogo a tre (trilogo) con la Commissione UE.