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Plastica al supermercato, oltre il 50% del packaging dei prodotti alimentari è inutile

Un’analisi inglese ha preso in esame 1.500 generi alimentari in supermercati di 6 paesi, tra cui l’Italia

Plastica al supermercato, oltre il 50% del packaging dei prodotti alimentari è inutile
Foto di David Clode su Unsplash

di Paolo Travisi

Plastica al supermercato: Italia è uno dei paesi più dipendenti da imballaggi polimerici

Quando si va al supermercato, si può avere l’impressione che molta della plastica usata negli imballaggi degli alimenti e dei prodotti sugli scaffali non sia così indispensabile. Ma quella che può sembrare una valutazione puramente soggettiva, ora, viene smentita da un’analisi condotta su 1.500 generi alimentari della grande distribuzione, realizzata da Retail Economics e commissionata da un gigante del cartone ondulato, secondo quanto riporta il sito inglese packagingnews.

Ebbene la metà del packaging in plastica di cibo e bevande non sarebbe necessario. La percentuale è del 51%. L’indagine ha analizzato i materiali di imballaggio in 25 dei supermercati più popolari in sei mercati europei: Regno Unito, Francia, Germania, Italia, Spagna e Polonia. I risultati? Il Regno Unito è il paese più dipendente dagli imballaggi in plastica, con il 70% di tutti gli articoli di cibo e bevande sugli scaffali contenenti plastica. A seguire la Spagna con il 67% e l’Italia dove la situazione è più o meno simile, con il 66% e poi Germania (66%), Polonia (62%) e Francia (59%).

51% degli imballaggi in plastica, inutile

Secondo il Material Change Index oltre la metà (51%) degli articoli di cibo e bevande presenti nei supermercati inglesi è confezionata in plastica, ma del tutto inutilmente, in quanto potrebbe essere rimossa senza far venire meno la sicurezza del prodotto o sostituita con alternative più sostenibili e meno inquinanti.

Lo studio, infatti, ha affermato che “non necessario” indica che la plastica potrebbe essere sostituibile, completamente rimossa o significativamente ridotta utilizzando altri materiali alternativi. La ricerca Material Change Index ha mostrato che la maggior parte della plastica nei carrelli della spesa proviene da alimenti trasformati, tra cui pasti pronti e kit pasto nel 90% dei casi; pane, riso e cereali (89%), latticini (83%), carne e pesce (80%).

Un sondaggio condotto tra produttori e rivenditori di alimenti europei nell’ambito della ricerca ha rilevato che quasi tutti gli intervistati (98%) sono già impegnati nella riduzione imballaggi in plastica; tre su cinque (60%) hanno due anni o meno per raggiungere i propri obiettivi ed il 25% afferma di essere fuori strada per raggiungerli, una percentuale comunque importante. 

Plastica al supermercato, si teme la “fuga” dei consumatori

Uno dei principali motivi per cui i produttori non sostituiscono la plastica non è solo una ragione logistica o legata al ciclo produttivo, bensì secondo l’azienda che ha commissionato la ricerca, si ha timore che i cambiamenti negli imballaggi, da una parte li renderebbero non competitivi, circa il 40% vede nel costo delle materie prime un grande ostacolo, ma subito dopo, nel 39% dei casi, si teme che i consumatori non accettino questi cambiamenti, cioè la rimozione della plastica o la sostituzione del materiale di imballaggio, e quindi che non acquistano più un determinato prodotto.

Inoltre, l’analisi evidenzia anche che sette acquirenti su dieci, (72%) non vorrebbero pagare di più per un imballaggio sostenibile e quasi due terzi (65%) pensano che non vorrebbero sacrificare la praticità in nome della sostenibilità. 

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