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Nuove norme per la progettazione ecocompatibile, c’è accordo in UE

Manca solo il voto ma Europarlamento e Consiglio si sono stretti la mano: il regolamento sulla progettazione ecocompatibile va avanti

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Foto di Frederic Köberl su Unsplash

Sarà vietato distruggere vestiti usati e occorrerà una progettazione ecocompatibile per quasi tutti i prodotti sul mercato interno

(Rinnovabili.it) – Ieri sera Parlamento Europeo e Consiglio hanno raggiunto un primo accordo sulla revisione del quadro normativo sulla progettazione ecocompatibile, grazie al quale il blocco dovrebbe rafforzare l’ecodesign. Si tratta di una stretta di mano preliminare, alla quale seguirà un vero e proprio voto nell’Eurocamera e nel Consiglio per l’ok definitivo.

I negoziatori hanno discusso su come aggiornare un regolamento che ha l’obiettivo di rendere i prodotti più durevoli e affidabili, più facili da riutilizzare, aggiornare, riparare e riciclare. Inoltre, dovrebbe spingere i produttori a fabbricare oggetti impiegando meno risorse, energia e acqua. Infine, dovrebbe regolamentare più strettamente l’obsolescenza programmata.

L’accordo è stato raggiunto sul testo di massima, mentre i requisiti specifici dei prodotti saranno lasciati alla decisione della Commissione Europea, tramite atti delegati. Le norme riviste fanno parte di un pacchetto sull’economia circolare. Copriranno quasi tutti i prodotti sul mercato interno, fatta eccezione di alimenti, mangimi, medicinali e organismi viventi.

Da dove cominciare

La priorità verrà data ad alcuni tipi di prodotti. In particolare metalli come ferro, acciaio e alluminio, prodotti tessili come indumenti e calzature, mobili, pneumatici, detergenti, vernici, lubrificanti e prodotti chimici. Nei primi 9 mesi dall’entrata in vigore del nuovo regolamento, queste sono le filiere su cui concentrare gli sforzi. 

Il regolamento farà leva anche sui consumatori, cui verranno fornite informazioni più accurate. Nasceranno i “passaporti di prodotto” digitali, che conterranno informazioni per fare scelte di acquisto più consapevoli. Un portale web gestito dalla Commissione UE sarà aggiornato con questi dati e sarà pubblicamente accessibile.

Non si butta via (più) niente

Gli operatori economici che distruggono i beni invenduti dovranno comunicare annualmente le quantità di prodotti scartati e le relative motivazioni. Sarà invece vietato distruggere capi di vestiario, accessori e calzature invenduti. Tuttavia, queste imposizioni saranno effettive solo due anni dopo l’entrata in vigore del regolamento. Per le PMI, gli anni salgono a sei. Nel futuro, altre categorie di merci potrebbero aggiungersi all’elenco di quelle per cui si vieta la distruzione.