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Direttiva Ecodesign, nessuno potrà più barare tranne le lampadine

Le lampadine sono state escluse dalla riforma della normativa comunitaria sull'Ecodesign. Hunter: "hanno dato al comparto dell'illuminazione un pass gratuito per continuare a ingannare i consumatori"

Direttiva Ecodesign, nessuno potrà più barare tranne le lampadine

 

(Rinnovabili.it) – Il semi scandalo degli elettrodomestici che consumano più di quanto riportato in etichetta non è passato del tutto sotto silenzio. L’Unione Europea ha promesso di aggiustare la propria normativa che di fatto ancora oggi permette ai produttori piccole scappatoie legali nella certificazione del rendimento energetico.

 

In realtà i funzionari UE stanno lavorando sulla questione dal novembre 2012 e per frigoriferi, televisori e lavastoviglie è previsto a breve un emendamento alla direttiva sull’Ecodesign che risani la distorsione introdotta dal “fattore di tolleranza”. Si tratta di un misura tecnica che permette una variazione massima del 10% nei risultati dei test sugli elettrodomestici.

 

La riforma dovrebbe intervenire proprio per abbassare le soglie dei test di tolleranza che oggi secondo gli esperti non dovrebbero superare il 2-3%. Sebbene a rilento, la revisione della direttiva UE sta andando avanti: peccato che dalla stessa sia stata tenuta fuori una classe di apparecchi elettrici fondamentali: le lampadine. La promessa di inserirle nella bozza di revisione c’era stata ma ad oggi, rivela il Guardian che ha potuto leggere il documento, non vi è nessun riferimento. Perché? Per il timore che le nuove regole possano danneggiare gravemente il settore dell’illuminazione. “I governi europei – ha dichiarato Jack

 

Un inganno che costa ai consumatori europei circa 2 miliardi di euro l’anno. Test dipendenti hanno certificato che nell’etichetta energetica riportata dalle alogene di noti marchi, i dati sulla luminosità e l’uso di energia sono migliorati in alcuni casi anche fino al 25% rispetto alle reali prestazioni.

Un fonte anonima dell’industria illuminotecnica ha rivelato al Guardian che la prassi è diffusa in tutto il settore, fatto che sta costringendo le imprese più piccole a mettere prodotti declassati sul mercato per non rischiare di essere fatti fuori. “Tutti i grandi marchi lo stanno facendo. Nessuno è pulito su questo tema”.