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Direttiva ecodesign: estenderla oltre i consumi di energia

Direttiva ecodesign

 

Nuova risoluzione dell’Europarlamento per una direttiva ecodesign aperta all’economia circolare

(Rinnovabili.it) – Dal risparmio energetico al risparmio di risorse: dovrebbe essere questo il filo conduttore su cui impostare la riforma della direttiva ecodesign. Il come e il perché lo spiega l’eurodeputata belga Frédérique Ries (ALDE) nel suo progetto di reazione sulla “Attuazione della direttiva sulla progettazione ecocompatibile”. Il documento, contenente una proposta di risoluzione, è stato approvato la scorsa settimana dalla Commissione Ambiente (ENVI) dell’Europarlamento e arriverà in plenaria l’ultima settimana di maggio.

Nel testo della Ries si sottolineano le potenzialità offerte da una revisione della direttiva ecodesign europea, dirttiva fino ad oggi fortemente incentrata su efficienza e risparmio energetico. Eppure “l’80 per cento dei danni ambientali e il 90 per cento dei costi per il produttore sono generati al momento della progettazione dei beni”, si legge nel rapporto. Ecco perchè il testo invita a tenere conto della dimensione ambientale complessiva nella fase di design sia per migliorarne le prestazioni “green” sia per rispondere fin da subito alle nuove sfide dell’economia circolare: composizione, smontaggio, riparabilità e riciclabilità.

 

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Uno degli aspetti più urgenti secondo il rapporto è inserire i telefoni cellulari e gli smartphone nel lavoro di revisione della direttiva ecodesign “se non sull’aspetto dell’efficienza energetica del prodotto, almeno sui criteri di riciclabilità dei metalli rari di cui sono composti, nonché su una migliore disposizione dei componenti e sulla possibilità di smontaggio della batteria”. Si calcola infatti che, a oggi, sia riciclato soltanto tra l’1 e il 5 per cento dei metalli rari (tungsteno, cobalto, grafite e indio) utilizzati nella fabbricazione dei cellulari.

 

 

La relatrice raccomanda inoltre di rafforzare il processo decisionale, migliorare la sorveglianza del mercato, garantire coerenza e convergenza tra la progettazione ecocompatibile e le normative orizzontali (quali ad esempio la legislazione dell’Unione sulle sostanze chimiche e i rifiuti) e aumentare le sinergie con gli appalti pubblici verdi e il marchio Ecolabel UE.

 

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