Il nuovo Regolamento UE 2024/1834 interviene per ridurre i consumi energetici e facilitare la riparazione dei ventilatori con motori di potenza tra 125 W e 500 kW
di Paolo Travisi
La Commissione UE aggiorna le norme sull’ecodesign dei ventilatori industriali
Se nelle nostre case, in questi giorni d’estate, ci adoperiamo per (cercare di) risparmiare sul consumo energetico di ventilatori, anche la Commissione Ue sta adottando una serie di norme per ridurre il fabbisogno energetico di questi apparecchi.
Infatti, l’organismo europeo ha adottato il Regolamento UE 2024/1834 del 3 luglio 2024, (implementando la Direttiva 2009/125/EC del Parlamento Europeo ed abrogando il regolamento (UE) n. 327/2011 ) che si riferisce“alle specifiche per la progettazione ecocompatibile di ventilatori a motore la cui potenza elettrica di ingresso è compresa tra 125 W e 500 kW”. L’obiettivo primario? Ridurre il consumo energetico, ma anche facilitare le riparazioni, visto che dal prossimo 18 luglio entrerà in vigore anche il Regolamento sulla progettazione ecocompatibile dei prodotti sostenibili (ESPR), uno dei pilastri della politica europea per rendere i prodotti di largo consumo sempre più sostenibili dal punto di vista ambientale.
Per quali categorie di ventilatori vale il Regolamento UE?
Il regolamento UE 2024/1834, nello specifico, riguarda i ventilatori azionati da motori con una potenza elettrica in ingresso compresa tra 125 W e 500 kW. Dunque, stiamo parlando sia dei ventilatori definiti industriali, che si distinguono da quelli più piccoli o “ventilatori comfort” (con potenza ≤ 125 W) utilizzati nelle abitazioni.
Il consumo energetico dei ventilatori industriali
Questi apparecchi sono associati da sempre ad un’elevata domanda energetica che l’UE cerca di tenere sotto controllo dal 2011. E con buoni risultati.
Il primo regolamento comunitario in tal senso risale a 13 anni fa (n. 327/2011) e si stima che senza il suo intervento “i ventilatori avrebbero consumato 336 TWh di energia elettrica nel 2020, pari a 132 Mt di emissioni di CO2 equivalente”. Con la previsione di consumo di “384 TWh nel 2030 a causa della maggiore penetrazione dei ventilatori prevista sul mercato”. Grazie alle specifiche di progettazione ecocompatibile introdotte allora si è potuto però ottenere un risparmio complessivo di circa 14 TWh alla fine dello scorso decennio. Il valore dovrebbe salire a 27 TWh nel 2030.
Il regolamento odierno dovrebbe completare il lavoro alzando l’asticella del risparmio e portando i benefici fino al 2040. Nel dettaglio l’Esecutivo europeo calcola che le nuove modifiche genereranno ulteriori risparmi annuali di 8 TWh entro il 2030, che saliranno a 14 TWh all’anno entro il 2040.
Il risparmio sulla spesa energetica
La maggiore efficienza porterà inevitabilmente a ridurre la spesa energetica di (cifra stimata) di 4 miliardi di euro l’anno. E per arrivare a consumare meno, il documento indica come strada maestra le nuove tecnologia già disponibili e quelle non ancora sul mercato: “Utilizzando tecnologie esistenti non brevettate ed economicamente efficienti che consentano di ridurre i costi complessivi sostenuti per l’acquisto e l’uso degli stessi”, si legge all’interno del Regolamento 2024/1834. C’è tempo fino al 24 luglio 2026, affinché i produttori di ventilatori si adeguino alle nuove disposizioni di efficienza energetica contenute nel nuovo Regolamento Ue e possano immettere sul mercato i loro ventilatori in linea con gli standard europei.
Prodotti sostenibili e riciclabili dotati di “passaporto digitale”: la normativa sull’Ecodesign in vigore dal 18 luglio
La normativa in questione però, come dicevamo, fa riferimento anche alla riduzione dei costi per riparazione e manutenzione, stabilendo, tra l’altro, requisiti sulla disponibilità e il tempo massimo di consegna dei pezzi di ricambio, in linea con il Regolamento Ecodesign for Sustainable Products (ESPR) che entrerà in vigore dal prossimo 18 luglio. Il regolamento stabilisce requisiti specifici affinché sin dalla fase di progettazione, un’ampia gamma di prodotti (tra cui gli elettrodomestici, ma la lista è lunga) risponda a determinate condizioni di ecocompatibilità, come una migliore “durabilità, riutilizzabilità, aggiornabilità e riparabilità”, minore consumo di energia, ma anche minor consumo di risorse, soprattutto quello che ne impediscono la circolarità, stabilendo che possano essere riparati, riciclati e rigenerati, e che dunque possano avere una seconda vita.
Di tutto questo, l’utente finale, ovvero il consumatore deve essere informato in modo chiaro, per questo l’ESPR introdurrà un Digital Product Passport (DPP), una sorta di passaporto digitale per prodotti, componenti e materiali, in cui si trovano le informazioni chiare e rilevanti per supportare la sostenibilità dei prodotti, promuoverne la circolarità e rafforzare la conformità legale, oltre a quelle riguardanti le emissioni di carbonio e l’impatto ambientale, in modo da orientarsi in una scelta consapevole, già prima dell’acquisto.