Dopo un decennio tutto sommato stabile, lo scorso anno la crescita delle bioplastiche compostabili ha fatto un balzo in avanti
I segnali di una nuova fase per le bioplastiche compostabili sono racchiusi da un’analisi di European Bioplastics
(Rinnovabili.it) – Ormai è quasi un quarto di secolo che sono in circolazione, ma non hanno mai “sfondato”. Eppure, lo scenario potrebbe cambiare. Le bioplastiche compostabili sono infatti diventate uno strumento sostenibile per l’industria della plastica, assediata da ogni parte per il suo contributo all’inquinamento.
Finora, un cambio drastico di volumi tra la plastica fossile e quella biodegradabile non è stato all’orizzonte. Problemi di prezzo, disponibilità e applicabilità hanno spesso relegato le bioplastiche a mercati di nicchia, come gli imballaggi flessibili o l’agricoltura. Anche il modo in cui le plastiche biodegradabili si degradano, e soprattutto in quali condizioni, ha causato confusione in molte aziende.
I dati dell’ultimo decennio riflettono questa sostanziale stasi. La produzione di plastica biodegradabile ha mostrato bassi tassi di crescita annui, superando raramente gli 1,5 milioni di tonnellate. Ma nel 2022, secondo un nuovo rapporto di European Bioplastics, la produzione globale ha sfondato la barriera dei 2 milioni di tonnellate. Il mercato europeo ha trainato questa crescita, con 1,2 milioni di tonnellate prodotte solo da noi. Questo cambiamento nella produzione di polimeri biodegradabili è visto come un segnale che qualcosa sta cambiando La strategie UE sull’economia circolare e sulla plastica stanno spingendo la transizione.
Con questi trend, il rapporto stima che la produzione globale salirà a 5 milioni di tonnellate entro il 2025. Cifre sono coerenti con i nuovi impianti di bioplastica (principalmente PLA) che grandi player come NatureWorks, Futerro e LG-Chem stanno costruendo. Il PLA, quindi, diventerà il principale motore dell’industria delle plastiche biodegradabili.
Nuovi mercati per le bioplastiche compostabili
Si prevede un aumento anche della produzione di bioplastiche a base di poliidrossialcanoati (PHA). La biodegradabilità del PHA nel suolo e una temperatura di servizio relativamente elevata rendono questi polimeri più adatti a sostituire materie prime come il polipropilene. Un gran numero di startup stanno basando la propria attività sullo sviluppo di nuovi polimeri e composti a partire da questa famiglia di plastiche. Il PHA può essere infatti ottenuto utilizzando batteri e fonti di carbonio, il che lo rende un materiale interessante. Il PLA necessita invece di lattide, la cui fornitura è concentrata in poche mani.
La domanda delle plastiche biodegradabili più utilizzate, come le miscele a base di amido, è rimasta la stessa nonostante la crescita complessiva. Le loro proprietà termiche e meccaniche hanno infatti relegato questi materiali all’agricoltura e alla produzione di sacchetti. Tuttavia, la posizione nel mercato è ben consolidata e nuove aziende stanno entrando nel settore grazie alla facilità di recupero dell’amido.
Il report prevede poi una maggiore presenza delle bioplastiche anche in settori dove oggi sono residuali. Parliamo di elettrodomestici, tessile e industria automobilistica. Tracimando in questi campi, si prevede che l’innovazione faccia un salto in avanti e possa determinare sul medio termine un consolidamento strutturale di questi materiali nelle nostre economie.