Rinnovabili • bioplastica

Dalla polvere di legno la bioplastica che si degrada in 3 mesi

Il nuovo materiale, creato dalla Yale, ha mostrato una rapida biodegradabilità, un'elevata resistenza meccanica e ai raggi UV e una buona stabilità quando mollato per trattenere i liquidi

bioplastica
Foto di _Alicja_ da Pixabay

Se per fare la bioplastica ci vuole un albero

(Rinnovabili.it) – Si può vivere in mondo senza plastica? Probabilmente sì. Ma trovare su due piedi un sostituto altrettanto leggero, resistente ed economico non è un’impresa semplice; soprattutto se si considerano le molteplici applicazioni finali dei polimeri ottenuti dal petrolio. Ecco perché la ricerca di settore non ha mai smesso di puntare sulla bioplastica. Nel tentativo di produrre una versione più ecologica e sostenibile, negli anni gli scienziati si sono rivolti ad un’ampia gamma di biomasse, come punto di partenza rispetto al petrolio. Gusci d’uova, scarti del cotone, rifiuti ittici o della frutta, sottoprodotti della tequila e alghe marine: la lista di materie prime diventa ogni giorno più lunga.

L’ultimo esperimento in questo campo arriva dalla Yale University, nel Connecticut (USA). Qui un gruppo di scienziati ha prodotto una bioplastica dalla polvere di legno, in grado di unire buone prestazioni meccaniche ad un’alta degradabilità naturale. Nello studio pubblicato su Nature Sustainability (testo in inglese) i ricercatori descrivono il processo di trasformazione. Grazie ad un solvente eutettico, il team ha decostruito la matrice porosa del legno in un impasto liquido ad elevata viscosità; un mix di polimeri organici e cellulosa con legami idrogeno e intrecci a livello di nanoscala, che può essere colato e laminato senza rompersi.

La bioplastica così ottenuta è stata valutata lungo il suo intero ciclo di vita al fine di testare gli impatti ambientali rispetto alle plastiche comuni. Il risultato è un materiale con un’elevata solidità meccanica, una buona stabilità quando adattato per trattenere liquidi e resistenza ai raggi UV. L’aspetto più interessante, tuttavia, riguarda la biodegradabilità in condizioni naturali. Il team ha interrato alcuni fogli della propria bioplastica valutandone l’integrità nel tempo. Dopo due settimane risultavano frammentati, dopo 3 mesi completamente biodegradati.

 Yuan Yao, professore di ecologia industriale alla Yale e co-autore dello studio, ha affermato che il gruppo ha già iniziato a lavorare con un ecologo forestale per creare modelli di simulazione che colleghino  il ciclo di crescita delle foreste con il processo di produzione.