Una ricerca ha mostrato come un nuovo materiale, derivato dalla proteina della seta, possa costituire una valida alternativa alla plastica utilizzata per la conservazione di una serie di prodotti di consumo quotidiano.
(Rinnovabili.it) – Continua la corsa alla ricerca di alternative alla plastica: in questo caso un gruppo di scienziati del MIT e della società chimica BASF, situata tra Germania e Usa, ha studiato l’efficacia della seta come sostituta delle plastiche utilizzate per la conservazione di una serie di prodotti. Il lavoro è stato condotto dal ricercatore del MIT Muchun Liu, il professore di ingegneria civile e ambientale dell’istituto Benedetto Marelli, e altri cinque studiosi presso la società chimica BASF in Germania e negli Stati Uniti.
Attualmente si impiega la plastica per proteggere i principi attivi di determinati prodotti che potrebbero essere degradati da aria o umidità. Un esempio? Le vitamine, spesso rilasciate come pillole o capsule, i pesticidi e gli erbicidi. Il problema è che la plastica utilizzata per queste forme di autoincapsulamento persiste a lungo nell’ambiente.
Il team di scienziati ha però individuato nella seta un valido sostituto. Non propriamente nei tessuti pregiati che siamo abituati a immaginare, ma in un materiale alternativo che può essere realizzato a partire dalle proteine che costituiscono le sue fibre in maniera semplice ed economica.
Per produrre i tessuti occorre un processo lento e certosino che prevede che i bozzoli dei bachi siano srotolati per ricavarne fili sottili. Per questo materiale, invece, si possono usare i bozzoli non tessili o disciogliere le fibre di seta direttamente nell’acqua. Questo metodo può utilizzare anche seta di bassa qualità, di quella che sarebbe invece scartata dalla produzione dei tessuti, introducendo elementi di circolarità nel ciclo di vita di un prodotto che in genere si esaurisce in discarica.
Si tratta di una lavorazione così semplice che può essere adattata alle attrezzature esistenti. Nei test di laboratorio, i ricercatori hanno dimostrato come il materiale di rivestimento a base di seta possa essere utilizzato nella produzione industriale di erbicida microincapsulato e solubile in acqua. Le capsule sono state messe alla prova in una serra su un raccolto di mais, dimostrando di poter funzionare meglio dei prodotti già in commercio.
Il fatto di non essere vincolati a fibre di alta qualità ha anche ulteriori benefici: il 90% della produzione mondiale di seta avviene oggi in Cina, soprattutto perché il paese ha perfezionato la produzione di fili di alta qualità per la realizzazione dei tessuti. Non avendo bisogno di questa particolare abilità per questo utilizzo, invece, la produzione potrebbe essere diffusa in molte altre parti del mondo e generare una situazione di risposta territoriale alla domanda locale. Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista Small.