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La lotta al cambiamento climatico è una lotta per la vita

Siamo davvero consapevoli degli effetti del cambiamento climatico? Ne comprendiamo appieno la gravità? Patagonia presenta un documentario che racconta la storia di Molly Kawahata e del suo impegno concreto per l’ambiente. Molly ha capito che si deve cambiare la narrazione del problema: dai toni apocalittici che paralizzano all’entusiasmo di fare quello che ci sembrava impossibile

Credits: Patagonia

di Isabella Ceccarini

(Rinnovabili.it) – Il cambiamento climatico è un tema ricorrente, ma è realmente compreso da tutti? I suoi effetti sono percepiti in tutta la loro gravità in ogni parte del globo?

Lottare contro il cambiamento climatico è lottare per la vita, dell’uomo e del Pianeta.

Creare consapevolezza

«Il nostro unico azionista ora è il Pianeta. Se vogliamo sperare di avere un Pianeta vivo e prospero – e non solo un’azienda viva e prospera – è necessario che tutti noi facciamo il possibile con le risorse che abbiamo». Con queste parole Yvon Chouinard, il fondatore di Patagonia – l’azienda di abbigliamento sostenibile outdoor famosa in tutto il mondo – ha annunciato il trasferimento delle azioni della sua azienda a una fondazione e a un’associazione non profit impegnate nella lotta al cambiamento climatico. La gente deve capire quanto sia importante agire contro il cambiamento climatico, raccontare storie edificanti è un passaggio fondamentale verso la consapevolezza.

Patagonia presenta la storia di Molly Kawahata

Con questo obiettivo Patagonia presenta The Scale of Hope, un documentario che ha come protagonista Molly Kawahata, alpinista ed ex-consulente per l’energia e il clima durante la presidenza di Barack Obama. Una bella storia, quella di Molly Kawahata, fatta di impegno, di speranza, di ottimismo, di superamento dei limiti. Da quando era adolescente Molly lotta contro il disturbo bipolare, che per alcuni anni era stato confuso con una forma di depressione. Una ragazza curiosa, brillante e impegnata fin dai tempi della scuola, con una particolare propensione per i temi ambientali.

Impegnarsi per migliorare la vita delle persone

Barack Obama è stato per Molly una fonte di ispirazione: la lotta al cambiamento climatico era diventata una priorità nel suo secondo mandato. Ha fatto parte del White House Climate Team – l’organizzazione che coordinava le agenzie federali sull’attuazione del piano per il clima – con una precisa convinzione: «il popolo americano ci ha voluto qui e dobbiamo fare tutto il possibile per cercare di migliorare le loro vite».

Vediamo bene che non è un caso se Patagonia ha deciso di presentare la storia di Molly Kawahata. Anche una grande azienda può fare molto, può dare il suo contributo per un mondo migliore e magari ispirare altre imprese a seguire la stessa strada.

Serve un’altra comunicazione sul cambiamento climatico

Per molti anni la malattia era stata al centro dei pensieri di Molly. Quando le persone hanno cominciato a scendere in piazza per il clima ha capito che era giunto il momento di superare i propri limiti, di cambiare le priorità. Ma soprattutto si è resa conto che bisognava agire sulla mente delle persone. La comunicazione sul cambiamento climatico è sempre fatta con toni negativi, o addirittura apocalittici. Molly ritiene che si debba capovolgere l’approccio al problema: la paura paralizza, quello che serve è l’entusiasmo e la voglia di affrontare un problema con la convinzione di poterlo risolvere.

Speranza, responsabilizzazione e opportunità

«Voglio che il cambiamento climatico sia un concetto fortemente legato alla speranza, alla responsabilizzazione e alle opportunità, e non alla disperazione e alla tristezza. Perché quando riusciamo ad agire con speranza tutti possono farne parte». L’idea rivoluzionaria di Molly è mettere le persone al centro della narrazione, far capire il peso delle scelte di ognuno non solo in termini di impatto negativo: quello che deve contare davvero, che può fare la differenza è l’impatto positivo delle nostre scelte.

Ma attenzione, non si tratta di vivere male, affranti dalle privazioni, si tratta di vivere meglio tutti: noi, il Pianeta e le generazioni che verranno. Finora abbiamo sbagliato tutto? «Il movimento ambientalista ci ha portato lontano e ha fatto cose molto positive. Ma penso che per combattere la crisi climatica e realizzare le idee serva un’azione governativa», ha spiegato Molly Kawahata in un’intervista.

Anche io posso fare la mia parte

Quante volte sentiamo dire “il cambiamento climatico è un problema troppo grande, quello che faccio io non è importante”? Ebbene, Molly Kawahata dimostra con i fatti che nulla è impossibile.

Con grande tenacia, sfidando la sua malattia, ha scalato un ghiacciaio in Alaska (non esattamente una passeggiata…): «Quando sali su una montagna lotti con le unghie e con i denti per arrivare in cima». Ha dimostrato a se stessa e a ognuno di noi che si può riuscire a fare quello che sembra impossibile.

Lo stesso principio lo applica alla lotta al cambiamento climatico: il nostro mantra deve diventare “anche io posso fare la mia parte”. Ognuno faccia quello che può, poi alzi l’asticella, e i risultati arriveranno.